Black Temple ‘It All Ends’
Review Overview
8
8BLACK TEMPLE
‘It All Ends’-LP/CD
(Razzia Notes/Century Media)
8/10
Al secondo pezzo di questo disco, ho aperto una nuova finestra del mio browser, ho cliccato su Discogs e mi son comprato il vinile al volo. Questo per farvi capire quanto mi abbiano impressionato questi svedesi Black Temple, (il cui nome precedente era Odyssey, con il quale avevan pubblicato l’album ‘Abysmal Despair’, che non ho ancora ascoltato, ma che a leggere dalla bio in allegato ai pezzi si muove su coordinate Mc5/Hellacopters) che con questo ‘It All Ends’ hanno confezionato un disco bellissimo. Il genere che i nostri suonano non riesco bene a definirlo: c’è dell’hard rock, qualche accenno di alternative rock, un po’ di progressive ed una spruzzatina di metal. Il risultato è eccezionale: il gruppo suona solido come una roccia e preciso come un orologio svizzero. La voce di Jonas Pedersen (che suona anche il basso) è melodica, ma allo stesso graffiante e capace di urlare in maniera ossessiva, portando il livello dei pezzi veramente in alto. La chitarra di Marcus Witold intesse riff massicci, ipnotici ma allo stesso tempo freschi e non eccessivamente elaborati. Il drumming di Jesper Karlsson è un monolite pieno di finezze che regalano il giusto spessore al manipolo di pezzi elaborati nei minimi dettagli. E’ un disco che va assaporato con vari ascolti, in grado di rivelare sempre nuove sorprese ogni volta che lo si mette sul piatto. Un platter che suona terribilmente fresco, in grado di creare un fittizio ponte tra il suono caldo del passato e quello più moderno. Il fatto che i nostri abbiano introdotto alcuni elementi progressive, come l’uso particolare di certe melodie e abbiano dato ai pezzi un’andatura in alcuni casi “sbilenca”, dimostra la caratura di questi ragazzi nel comporre i propri brani. Dulcis in fundo alla console siede Magnus Lindberg, quindi registrazione e produzione sono orchestrati in maniera magistrale. Non posso fare altro che consigliarveli caldamente, sperando un giorno di poterli vedere dal vivo, visto che ho letto che in versione live l’aggettivo più usato per descriverli è “feroci”.
(Marco Pasini)
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