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Salad Days Magazine | December 22, 2024

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Black Sabbath ‘The End’

Black Sabbath ‘The End’
Salad Days

Review Overview

7
7
7

Rating

BLACK SABBATH
‘The End’-EP
(Mercury)
7/10


I Black Sabbath dell’era Ozzy Osbourne sono assolutamente imprescindibili per chiunque si voglia misurare con l’hard rock e il metal. Non ci si scappa proprio. I riff di Tony Iommi hanno influenzato migliaia di chitarristi sparsi sulla crosta terrestre, fondando quasi tutto quello che oggi ascoltiamo in materia di suoni estremi. Geezer Butler e Bill Ward hanno formato una delle sezioni ritmiche più coese e monolitiche la storia ricordi. Dopo la dipartita di Ozzy, il gruppo si è barcamenato per oltre 25 anni per stare in piedi, reclutando leggende come Ronnie James Dio e Tony Martin alla voce, o batteristi come Bobby Rondinelli (io stesso li vidi con questa formazione al Velvet di Rimini nel 1995), con il solo punto fermo in Iommi. Si sono susseguiti album mediocri ad altri un pochino meglio, ma la magia di quei primi sei album con il Madman era praticamente dissolta. Poi, come spesso accade nella tortuosa storia del rock, c’è la reunion (anticipata da un tour e da un album dal vivo nel 1997, a cui sarebbe dovuto seguire un album nel 2001, poi abortito). Iommi, Osbourne e Butler tornano assieme ma questa volta senza il mitico Bill Ward, che per beghe contrattuali non meglio specificate non prende parte a ciò. Da lì in poi abbiamo avuto l’album ’13′, svariati tour (ho potuto vederli dal vivo a Bologna nel 2014, e ho ancora i brividi) ed ora questo Ep ‘The End’ che dovrebbe (in teoria) mettere la pietra tombale ad uno dei più grandi gruppi di sempre. Troviamo quattro pezzi inediti, a parer mio molto più validi di quelli presenti nell’album che ne ha sancito il ritorno. Traspare ancora il tocco magico di Iommi, il riff master per eccellenza, che intesse una trama oscura e malefica, che fa non tremare l’ascoltatore come succedeva anni fa, ma qualcosa sa ancora trasmettere. La voce di Ozzy non è mai stata un fulmine di guerra, ma lui è il cantate del Sabba Nero, quindi risulta ancora coinvolgente. Ovvio che qualche trucchetto in studio lo avrà utilizzato, ma io a lui perdono tutto. Butler è in splendida forma, e il suo basso roboante si sente tutto. Alla batteria troviamo quel Brad Wilk che negli anni’90 ha incendiato i palchi di mezzo mondo con i Rage Against The Machine. Preciso, asciutto e pulito, una garanzia. Esauriti questi quattro inediti, passiamo a quattro song proposte dal vivo, durante gli ultimi tour intrapresi dalla band di Birmingham negli ultimi anni. I suoni non sono sempre al top, la voce di Ozzy neppure, ma sono pur sempre i Black Sabbath. Alla batteria troviamo il session man Tommy Clufetos (che ho visto dal vivo nella data di Bologna di cui riportavo più sopra) che è assolutamente perfetto per ricoprire questo ruolo. D’altronde è il drummer di Ozzy, quindi praticamente uno di famiglia. I pezzi proposti live sono tratti da ’13′ e uno da ‘Vol.4′. Che dire? Un Ep che di sicuro non passerà alla storia nella discografia dei Black Sabbath, ma che potrebbe pur essere l’ultimo testamento sonoro. Questa release per ora verrà venduta esclusivamente durante quello che dovrebbe essere il loro ultimo tour in assoluto. Se così fosse, non ci sono parole per ringraziarvi.
(Marco Pasini)

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