Baroness ‘Purple’
Review Overview
7
7BARONESS
‘Purple’–CD
(Abraxan Hymns)
7/10
Dopo gli album ‘Red’, ‘Blue’, ‘Yellow & Green’, continua il viaggio dei Baroness nello spettro irideo, con ‘Purple’, altro tassello di un concept piuttosto manierista, che si traduce soprattutto nelle splendide cover dei dischi. Le ben diciotto tracce del doppio disco precedente, sono seguite oggi, a tre anni di distanza, da dieci brani, tra cui un interludio ed un outro, per un totale di tre quarti d’ora scarsi. La band della Georgia gode di grandissimo rispetto, e l’hype che ha accompagnato questa nuova uscita la rende un pilastro della musica sludge e stoner, avendo anche nel tempo affinato uno stile riconoscibile che riesce a mettere d’accordo anime diverse. ‘Morningstar’ apre il disco con un bel riff pieno di groove, ma poi si appiattisce su parti lineari e classiche, solcate da melodie prog e qualche barocchismo. Lo stesso vale per il singolone ‘Shock Me’, che in più può contare su un ritornello catchy, che punta a diventare un classico. L’andamento è già piuttosto chiaro, ‘Purple’ vuol essere un disco elegante, pieno di suoni bellissimi e ricercati, che unisca la critica delle camicie a scacchi e delle barbe lunghe, ad un pubblico rock e metal amante del “ben suonato”, ma lontano dagli estremismi stilistici. Tutto ciò suona degno dei salotti buoni della musica, in cui la forma è quel che conta sopra ogni cosa. I Baroness appaiono colti, e sicuramente lo sono per la cura che propongono e la raffinatezza che raggiungono, ma la loro componente prog li rende sempre un po’ freddi e distanti, nonostante l’impegno profuso nella creazione delle atmosfere. ‘Try To Disappear’ e ‘Kerosene’ lasciano sempre sospesi, chiudendo una prima parte del disco bella nelle melodie, ma che non decolla in quanto ad intensità, rischiando di annoiare. ‘Fugue’ è la traccia che divide l’album in due parti, si tratta di un interludio dalle atmosfere softporno, che lasciano molti dubbi, e che aprono le porte alle tracce finali, più delicate (‘Chlorine & Wine’ e ‘If I Have To Wake Up’) e dal sapore vintage (‘The Iron Bell’). ‘Purple’ si chiude con la misteriosa ultima traccia, sedici secondi senza senso, che lasciano interdetti e sciupano il flusso che si era creato. I Baroness vogliono imporre uno standard, prefiggendosi di traghettare lo sludge alla portata dei passaggi radiofonici, mantenendo allo stesso tempo una forma intelligente e di alto livello, riuscendoci in pieno e con stile, ma rinunciando ai picchi di intensità, cioè proprio a ciò che fa venir voglia di ascoltare mille volte un disco.
(Francesco Banci)
Submit a Comment