Bad Religion ‘Age Of Unreason’
Review Overview
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6BAD RELIGION
‘Age Of Unreason’-CD
(Epitaph)
6/10
Vivido più che mai il ricordo di ‘Suffer’ tra le mani per la prima volta. Il titolo era perfetto per descrivere la mia condizione adolescenziale, terrificante per infiniti motivi, e la copertina bella quanto bastava per rendere i porta cd a colonna di mio zio sempre più vuoti. I Bad Religion ti entravano nel cuore se avevi quattordici anni, persino nel mio, che in quel momento ero intenta a capire, con scarsi risultati, quali fossero le coordinate per capire i Throbbing Gristle; eppure nel mio mp3 da 2GB ‘Suffer’ non mancava mai. Così negli anni a seguire (scusate se ho usato internet e non le fanze) venivo a scoprire che Greg Graffin fondò i Bad Religion a quindici anni e Brett Gurewitz, chitarrista della band, nel 1980 dava vita alla Epitaph Records. Ma le ragioni per cui i Bad Religion sono uno dei gruppi cruciali del punk tutto sono altre: aver gettato le basi di una formula sonora diventata matrice per centinaia e centinaia di musicisti ed inoltre per essere stati (anche grazie alla Epitaph) coloro che hanno consentito, nell’era dei Nirvana, di irrompere nelle classifiche americane con l’hardcore melodico. Questa breve introduzione serve solo a ricordare a chi ascoltasse l’insulso ultimo disco dei Bad Religion, ‘Age Of Unreason’, che il Verbo punk della band di Los Angeles è ancora oggi integro, dove le denunce di carattere politico non sono mai state così attuali e che se le canzoni, traccia dopo traccia, sembrano ricordare Avril Lavigne, NON IMPORTA, perché per i Bad Religion “Stay True” non è solo un motto ma è il loro dna. Mai caduti alle lusinghe della vita da rockstar, il monumento Bad Religion rimane sorretto da un incredibile messaggio di rivolta e speranza. ‘Age Of Unreason’ è un trattato politico che per quanto risulti musicalmente deprimente, tanto da voler riascoltare ‘Suffer’ senza sosta per una settimana intera, è uno spaccato di realtà impeccabile.
(Valentina Vagnoni)
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