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Salad Days Magazine | November 18, 2024

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Corpo Estraneo interview

February 23, 2024 |

Seguiamo con grande attenzione Devarishi, in particolar modo da ‘Wrong Place, Wrong Time’. Per storia dei personaggi coinvolti, attitudine, spessore, qualità, penso fosse difficile ripetere un exploit come il ritorno degli Incudine.

Invece BUM! Ecco l’asso nella manica. In uscita, sempre su Devarishi, ‘Il Tempo E’ Adesso’, super disco della nuova sensazione (non milanese, strano!… strano per davvero/NDR) in ambito hardcore “puro”, hardcore classico, Italian old school hardcore come piace a me: a voi i CORPO ESTRANEO!

SD: Partiamo dal nome. Mia madre (prof) mi diceva che quando si riesce ad essere efficaci usando delle parole di uso comune, quello vuol dire saper comunicare. Corpo Estraneo, in questo senso, è “perfetto”. Come nascete? E come esce fuori il nome, anzi quel nome?… il Corpo Estraneo siete voi?? Noi (che ascoltiamo musica hc)? Chi?
CD/CE: Hare Krisna a tutti, grazie per lo spazio! Qui Caitanya Das, voce e chitarra dei Corpo Estraneo! Come band nasciamo a gennaio 2021, mi pare fossimo nel mezzo del secondo lockdown. Nell’apatia e nella noia di quel momento storico abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa e quel qualcosa è stato suonare, principalmente come sfogo e come bisogno – letteralmente – di respirare. Io suono all’interno della scena hc da quasi 20 anni, così come Cicco (batteria), mio best friend e colonna portante di altri progetti che abbiamo avuto in comune. Un po’ per l’amicizia storica che ci lega e per la sua bravura dietro le pelli è sempre stato la mia prima opzione in ogni progetto che mi è venuto in mente di fondare. Mi è venuto naturale chiedere a lui se aveva voglia di fare qualcosa. Anni addietro (2010) avevamo condiviso un progetto chiamato Grinta, nato come side project parallelo ad altre band; una cosa un po’ alla buona, fatta giusto per divertirsi, ma con un bel tiro. Suonavamo una sorta di HC / grind molto tirato, con pezzi ultra corti (dai 5 secondi, al minuto scarso), ad ogni prova riuscivi a comporne 10 diversi! Una sorta di powerviolence primitivo, quando ancora si sapeva poco a riguardo. Ci sarebbe piaciuto focalizzarci su quello, rispolverare i pezzi e darli alla luce. Al basso si è subito aggiunto con entusiasmo il buon Leo, amico e giovane promessa, alla sua prima esperienza musicale seria. Fortuna vuole che abitiamo tutti vicini, e la base dove proviamo – il Vecchio Son del buon Steno dei Nabat – è praticamente sotto casa nostra. Logisticamente è stato tutto congeniale, insomma. Siamo perciò partiti con l’idea di dare un proseguo ai Grinta ma presto ci siamo resi conto che a livello comunicativo era un po’ complicato con dei pezzi così corti. C’è stata da subito la volontà di fare un gruppo che avesse qualcosa da dire, soprattutto visto il periodo buio ed instabile che si stava vivendo nel mondo. Così abbiamo accantonato l’idea del gruppo super veloce in favore di qualcosa di più disteso ed “orecchiabile” (non so se ci siamo riusciti!). Comunicare per noi è estremamente importante, per citare la tua mamma. La band ha uno scopo preciso, non è solo svago e divertimento. “Corpo Estraneo” era il titolo di uno dei nostri primi pezzi nuovi e mi son subito reso conto di quanto potesse essere potente anche come nome per la band. Suonava assolutamente bene ed è brutalmente hardcore! Ovviamente un Corpo Estraneo è qualcosa di scomodo, qualcosa di esterno alla propria realtà, qualcosa che si è in qualche modo infilato sotto pelle e che crea disturbo. Sicuramente lo si può intendere come qualcosa di fastidioso che si è conficcato nel corpo della società e che vive di vita propria, crea spazi, consapevolezze, cresce e che si cerca di estirpare. Io ci ho visto subito anche un significato più sottile: il corpo materiale che ci ricopre è in realtà la “prigione” di quello che siamo realmente, ovvero un’anima spirituale, divina; questo corpo quindi è qualcosa di estraneo all’anima. Siamo quindi tutti corpi estranei, se ci identifichiamo erroneamente con esso!

SD: Parlando della vostra storia, in questo ultimo anno (penso) avete aggiunto una chitarra. Parlavo con Gianluca Mariani/Spaghettochild, qualche tempo fa, dell’hc suonato con due chitarre. Per farla breve. Secondo lui (o forse secondo noi?), nell’hc, a meno di gente di un altro pianeta come gli RKL, le due chitarre servono essenzialmente ad aumentare l’impatto, il “volume”, la potenza “in uscita”… non tanto ad abbellire (parlo di assoli che si inseguono, tipo metal per intenderci). In che ottica/con che idea avete deciso di aggiungere una chitarra? Per una questione di “botta”?? Per “sgravarti” un attimo, visto che tu canti?
CD/CE: Che bomba gli RKL (questo pezzo lo pubblichiamo subito grazie a questa password che vi fa accedere al sistema/NDR)! Ma tornando a noi: l’aggiunta di Bolo è stata soprattutto per una questione di amicizia e di affinità spirituale. Io e lui abbiamo condiviso sala prova e palco agli inizi dei Chains, dove io suonavo il basso. È un chitarrista affidabile, con una solida esperienza alle spalle e quindi siamo stati entusiasti quando ci ha chiesto di essere della partita. Sicuramente lui ha aggiunto tutti gli elementi che elenchi tu nella domanda. Avere lui vicino mi permette di concentrarmi meglio sulla voce e il risultato finale dal vivo è decisamente più croccante e d’impatto. Inoltre su disco ha contribuito con tanti elementi che han reso il prodotto finale ancora migliore, a mio avviso. Gli assoli non ci sono perché non li so fare, ma non è detto che non possano arrivare!

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SD: Se facciamo un gioco tipo quelli di logica… Sottopressione anni ‘90… Skruigners anni ‘00… NON LO SO anni ‘10… Corpo Estraneo anni ‘20. Dico bene? Cosa vi accomuna secondo me? Tutti fate hardcore “puro” (no new school, per intenderci), suonato DA PAURA… REGISTRATO DA PAURA… cantato in italiano. Vi vedete in questa linea temporale? Vi vedete nella descrizione di cui sopra (l’importanza del SUONO, CAZZO). E chi mettereste negli anni ‘10 (forse i La Crisi… anche se sono “diversi”… non proprio DRITTI come tutti gli altri)? Oppure… chi mettereste al posto di quelli miei?
CD/CE: Non mi ero visto come continuazione di tutte quelle realtà ma sicuramente condividiamo tanti aspetti e son stati tutti – chi più, chi meno – tra gli ascolti di tutti noi. L’hardcore alla vecchia maniera è sempre stato un mezzo efficace, è divertente da suonare e da ascoltare e si presta bene ai messaggi che portiamo. Per quanto riguarda il suono crediamo fermamente che vada curato, sia in saletta che in studio, ma anche dal vivo. Noi cerchiamo di provare con regolarità proprio per affilare il nostro suono, la chimica, la carica. È l’espressione con cui ti stai ponendo al pubblico e visti i tempi veloci che stiamo vivendo credo sia necessario impressionare l’ascoltatore e catturarlo nel minor tempo possibile. Parlando di studi, Carlo del Toxic Basement Studio è maestro in catturare e dare impatto al sound. Dal primo giorno della band sapevo dove avrei voluto registrare i pezzi. Carlo è una componente importante nei Corpo Estraneo e sicuramente sarà un matrimonio destinato a durare. Rispetto ai nomi che hai fatto tu aggiungerei solo qualche nome della vecchia e gloriosa scuola italiana. Band che magari non avevano i mezzi tecnici per quanto riguarda i suoni ma avevano dalla loro chi la rabbia, chi la disperazione, chi la furia. Su tutti direi i Negazione, ma anche Wretched, Indigesti, Crash Box. E sì, metterei anche i La Crisi dove dici, a me son sempre piaciuti un sacco, anche se meno “dritti” di altri, come fai notare. Ma che potenza! Di gruppi affini ed attuali invece voglio citare i Sangue di Olbia, una vera cannonata di band! Ci sono i Nido Di Vespe, anche se il loro è un hardcore imbastardito da tanti elementi ma è pur sempre in italiano. E citiamo con piacere anche i Lyon Estates,
una realtà ben consolidata che è appena tornata con un disco nuovo!

SD: Domanda ovvia… l’italiano. è vero che è sempre meno “limitante” (vedi i Golpe che vanno in giro everywhere)… ma mi chiedevo se ci avete pensato… e nel caso perché non l’inglese.
CD/CE: La risposta è semplice: il sentimento. I testi che scrivo sono molto sentiti, frutto di ricerche, di intuizioni, riflessioni e meditazioni. Quindi per scrivere mi è venuto automatico usare la lingua madre, perché è la stessa con cui la mia mente realizza i concetti. Quando canto voglio esprimere agli altri le cose che sento e mi rendo conto che mi è più naturale farlo nella mia lingua originale, l’italiano. Abbaiare al microfono in inglese non avrebbe la medesima profondità, almeno per me. Per ora abbiamo suonato solo in Italia e io voglio comunicare qualcosa alle persone che ho davanti; perché il concerto non è solo uno spettacolo, è soprattutto uno scambio. Mi piace l’idea di lasciare chi ci ascolta con delle domande sulle tematiche che affrontiamo nei testi. Spesso si fatica anche solo a capire quello che uno dice al microfono, figurati se viene fatto in un’altra lingua. L’inglese io lo vedo come una forzatura, almeno nel contesto di questo gruppo.

SD: Tornando alla linea temporale di cui sopra… il fatto che non mi venga in mente un gruppo “key” negli anni ‘10 potrebbe anche voler dire che era un periodo di crisi (creativa… piuttosto che per il genere)… al contrario è oramai un fatto che siamo in pieno boom hc… secondo voi perché? Quando il mondo fa schifo non può che essere così? Oppure più semplicemente godiamo dell’onda di successo dei gruppi americani?
CD/CE: Sicuramente il mondo attuale offre tanti spunti di cui poter parlare nei testi. Siamo circondati da situazioni di crisi. Ed è proprio qui che noi come band abbiamo cercato una direzione diversa, che non fosse la solita “formula hardcore” di puntare il dito contro il sistema vigente, gli sbirri, le guerre o le infinite nefandezze che ci circondano. Se il mondo fa schifo è perché c’è un problema nella gente che lo abita. Un esempio: la guerra. È una cosa ingiusta, che tutti detestano, ma che la maggior parte delle persone si porta dentro, inconsapevolmente, ed ogni giorno ne scatena uno nel suo quotidiano. Quello che io vedo è che c’è tanto odio. E non è questo che voglio portare con la nostra musica. Non è con l’odio che si cambiano le cose. Io credo che quello di cui abbiamo bisogno è di lavorare su di noi in primis, destrutturando quei contenuti e quegli schemi che ci sono stati imposti ed insegnati fin dalla nascita alla ricerca della migliore versione di noi stessi. Necessitiamo di una rivoluzione di coscienze e questo passa forzatamente per un’evoluzione interiore. “O sei parte del problema o sei parte della soluzione” cantava il buon Claudio Rocchi. Noi, coi nostri contenuti, vorremmo provare ad essere parte della seconda opzione, tentando di ispirare chi ci ascolta. Rispetto alla scena americana non so granché, sarò onesto, ma mi sembra piuttosto scevra di contenuti, nonostante il contesto catastrofico in cui viviamo. Ultimamente vedo le band (non tutte chiaramente) che “usano” l’hardcore più come semplice mezzo per mettere in mostra sé stessi o per divertirsi e fare casino, piuttosto che per portare un qualcosa che rimanga alle persone. Nulla in contrario eh, ognuno è libero di fare quel che preferisce. Io però dedico i miei ascolti principalmente a gruppi che hanno un messaggio di fondo e che possibilmente non sia sempre il “fanculo qua, fanculo là, faccio quello che voglio, spacchiamo tutto” e via dicendo.

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SD: Il track by track lo farà qualcuno più qualificato del sottoscritto. Io mi limito a citare due canzoni qualche suggestione dal nuovo disco. ‘Kurukshetra’ è una strumentale che inizia con quello che sembra un field recording preso da un qualche rito Hare Krishna… mi sono trovato CATAPULTATO al concerto degli Shelter, Cooperativa Portalupi… Sforzesca / Vigevano. Prima i devoti del tempio che ci “allietavano” con quei suoni, quelle atmosfere… e poi L’INFERNO. Primi anni ‘90 (da chiedere a Dario). Per molti di noi nati nei ‘70 quello è stato uno dei concerti “cardine”. Mi chiedevo se per voi suonare e porsi in quel modo è ancora attuale (ovviamente la risposta immagino sia sì)… è efficace… e perché? (in contrapposizione ad un modo più “frivolo e modaiolo”, tipo l’hardcore degli hipster, quello dei Turnstile per fare un esempio). I ragazzi vi stanno seguendo in questo percorso?? In altre parole. É un fatto che state crescendo in hype… ma per quel che riguarda il seguito? I numeri?
CD/CE: E’ attuale per noi, ma sicuramente non è più attuale nella scena. Indubbiamente il connubio tra spiritualità e hardcore si è molto affievolito negli anni, se non spento del tutto, almeno da noi. Mi sento di dire che l’hardcore un tempo era più riflessivo, introspettivo. Oltre che un movimento di ribellione era anche un movimento motivato da un certo spirito di “ricerca”. Ora mi sembra che ci si prenda molto cura dell’aspetto esteriore, del contenitore, e poco del contenuto. Si cerca di impressionare il pubblico più con lo show piuttosto che col messaggio. Non ci sono più i kids di una volta, con i kanthi-mala di Tulasi al collo! Scherzi a parte, mi rendo conto che attorno a noi c’è tanta curiosità ma anche tanto pregiudizio a causa della nostra proposta sicuramente poco in linea coi tempi e con la “scena”. Non abbiamo mai nascosto i nostri contenuti; se da un lato a qualcuno questo è piaciuto credo che parallelamente abbia dato fastidio a diversi. “Parlate di roba spirituale? Nah, non mi interessa” e questo magari senza neanche aver ascoltato nulla. Penso che questo sia anche a causa dell’influenza bigotta e ambigua che la Chiesa ha esercitato sulle nostre vite fin da giovani e che quasi tutti hanno rigettato. Quello di cui parliamo noi nei testi però è diverso, basato su altre concezioni e visioni. Ma se parli di spiritualità o di tematiche connesse a Dio qui da noi la gente tende sempre a storcere il naso. La nostra proposta è aperta ed accessibile a tutti, ma mi rendo conto che diversi avventori sono condizionati dal contenuto e tanti invece se ne stanno alla larga, avvelenati dai preconcetti. Penso sia un peccato ma che sia una cosa limitata al nostro paese. Vedo che negli altri stati i gruppi che propongono le stesse nostre tematiche vanno forte, hanno seguito e condivisioni. Il nostro compito è sicuramente più difficile ma questo non ci scoraggia, anzi, ci motiva maggiormente. Qui da noi purtroppo c’è un po’ l’idea di tenere Dio fuori da certi posti e contesti. Ma su quale base? Queste persone forse ignorano il background credente (ed i testi!) di band punk hardcore gigantesche come Bad Brains e Cro-Mags, per dirne giusto due. La cosa curiosa è che praticamente a tutti i nostri concerti mi son ritrovato a parlare con tante persone interessate all’argomento e con gente che medita, che fa yoga e che addirittura ha letto i testi sacri da cui traggo l’ispirazione per scrivere i nostri pezzi. La spiritualità è un percorso di ricerca, del porsi domande, del non accettare a scatola chiusa quello che ci viene proposto. Un po’ quello che fanno i punk rifiutando il modello di società che ci viene imposto e cercando di vivere in maniere indipendente da quelle logiche. Per quello io credo fermamente che ci sia attinenza, almeno nell’attitudine, tra le due cose. Io vorrei creare un ponte tra i due mondi, almeno qui da noi. In generale vedo che siamo seguiti ed apprezzati più da un pubblico adulto, piuttosto che dai ragazzi più giovani. Per quello che riguarda i numeri io personalmente credo che ogni singolo ascolto sia una vittoria e le cose sono obiettivamente in crescita. Vediamo che impatto avrà il disco ma sono fiducioso. Se avessimo voluto seguito ed apprezzamenti maggiori avremmo potuto trattare le tematiche della maggioranza delle band hc attuali o uniformarci un po’ allo stile musicale attualmente in voga. Ma non mi interessava fare niente di tutto questo. Trovo più intelligente cantare di una possibile soluzione (concreta!) anziché del problema o fare come fan tanti, cioè fingere che il problema non ci sia e usare la band come mezzo per vendere sé stessi o fare baldoria.

SD: Sempre ‘Kurukshetra’. È un INTRO. ed io sono un grande fan degli intro. Sono i pezzi dove ci si prepara… ci si “presenta”… si fanno i “convenevoli” e in qualche maniera ci si dà il benvenuto. Quindi innanzitutto BRAVI, amo gli intro! In secondo luogo a chi e perché è venuto in mente l’intro. Collegato all’intro, strumento tipicamente metal, ovvia domanda sul vostro rapporto con il metal, estremo e non… anche perché spicca una certa bravura nel suonare… che mi fa pensare appunto a certi ascolti.
CD/CE: Condivido la tua analisi sull’intro dei dischi! Anche io apprezzo molto! Mi sanno di benvenuto, di accoglienza! L’inizio di ‘Kuruksetra’ si prefigge di portare l’ascoltatore su di un campo di battaglia, popolato da migliaia di guerrieri in assetto da guerra sui loro carri che soffiano in conchiglie che annunciano l’imminente inizio della battaglia. Battaglia che comincia simbolicamente quando attacchiamo a suonare. È uno strumentale decisamente metal perché noi siamo fan di quelle sonorità. Ogni tanto spunta la vena metal e salta fuori qualcosa di spiccatamente thrash che nei pezzi hardcore forse stonerebbe, come è successo con ‘Kuruksetra’, appunto. Quindi nel nostro caso l’intro è un pezzo mancato! Abbiamo più o meno tutti nel background quel tipo di sound. Siamo (quasi) tutti fan del thrash metal, della velocità, della pulizia ma soprattutto dei riff granitici. I riff sono fondamentali nei pezzi e questo è uno dei miei capisaldi quando compongo qualcosa. Se un riff non funziona va cambiato, non lo si tiene se non è completamente soddisfacente. Il thrash penso sia la massima espressione del riffing selvaggio, sia veloce che pesante. Mi piace aggiungere qualche elemento un po’ più tecnico qua e là, soprattutto nei breakdown, per rendere il tutto ancora più aggressivo. Non mi ispiro a nulla in particolare quando compongo, cerco di mescolare gli elementi che preferisco dal background che ho costruito attraverso i miei ascolti. C’è tanto hardcore old e new school, hardcore melodico e thrash.

SD: L’altro brano? La title track. ‘Il Tempo E’ Adesso’. Anche qui… per uno di Milano nato con il 7 davanti il richiamo è SUPER… ‘È il Momento’. Sottopressione. Immagino che il motivo del richiamo non sia tanto (o non sia solo) un omaggio ai Sottopressione quanto sia approfondire i temi “tipici” dei vs. universi di riferimento… parlo di meditazione, consapevolezza… etc etc. Dico bene?? Quali sono i temi che avete a cuore?
CD/CE: Siamo stati spesso accostati ai Sottopressione e questo non può che farci piacere. Ho grande rispetto per chi è venuto prima di noi. Anche noi, come i Sottopressione, vogliamo che la “gabbia di vetro” (per omaggiare la tua citazione) al quale siamo dentro si rompa. Dal mio punto di vista questo può accadere solamente se ci poniamo le giuste domande con la giusta attitudine, altrimenti aperta quella rimarremo imprigionati in qualche altra gabbia invisibile. Ed il mondo ne è pieno, attualmente. Il tema principale del disco – che è anche il filo conduttore dei nostri testi – è la ricerca, la realizzazione del sé. Diciamo che è un po’ l’iter da seguire quando si vuole intraprendere un percorso di introspezione. Tutto comincia col porsi domande su sé stessi, sulla propria natura, sullo scopo e sul fine ultimo della vita umana. Il pezzo ‘Il Tempo E’ Adesso’ è un invito a cominciare subito questa ricerca, perché il tempo a disposizione di ognuno di noi non si sa quanto ancora può essere. In occidente c’è un po’ questa illusione di essere infiniti, immortali. E quindi si vive la vita buttando un sacco di tempo importante, senza poi realizzare nulla di concreto. I Veda ci insegnano che la forma umana è molto rara da raggiungere e quindi andrebbe sfruttata appunto per compiere questa ricerca, questa evoluzione. Senza di essa la vita è solamente un intricato ricircolo di piacere e sofferenza senza fine che ci incatenano e accecano sempre di più.

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SD: Una riflessione (prendetela come un gioco, ok?) che faccio spesso (e che finalmente vedo fare anche da altri) con persone che bazzicano l’underground come il sottoscritto. Il fatto che molte delle battaglie o delle dinamiche tipiche del “nostro” mondo (animalismo / vegan / un certo tipo di salutismo legato al non consumo di cose che fanno male /… ma possiamo anche parlare dei semplici tatuaggi)… ce le hanno “rubate” (scusate la grezzezza… so che un argomento del genere avrebbe bisogno di qualche parola in più, ma penso sia chiaro). Questa cosa della meditazione… è un bel esempio. Fior fior di gente insegna ai manager di turno “la meditazione”… “la consapevolezza”… MINDFULNESS! Sono riflessioni di un vecchio? Cioè… se io sono uguale alla Pascale (per dirne una), io sono preoccupato!
CD/CE: Per sapere chi/cosa fosse la Pascale ho dovuto usare Google, perdonami! La tua analisi comunque è corretta. Tante cose tipiche della scena punk hanno travalicato i confini di quel mondo, arrivando nelle vite di tante persone anche lontane da quel contesto. Non penso sia una cosa negativa però, soprattutto per quello che riguarda il veganismo. Un tempo ero anche io più duro e puro sulla questione etica/consumi ma ho realizzato che in realtà è un bene che più persone si interessino all’argomento dei diritti degli animali. Io sono vegano da 14 anni e le cose son cambiate parecchio da allora, almeno sul piano dell’informazione. E anche sulla reperibilità dei prodotti, che aiutano molto chi si avvicina ad un certo tipo di scelta/alimentazione e ne agevola una eventuale scelta vegetale duratura. Come per le cose che hai citato tu anche la meditazione è stata sdoganata, hai ragione. Qualche occidentale ci ha visto lungo e ha deciso di portare – a suon di soldoni – delle tecniche che in Oriente sono in uso da centinaia di anni a persone totalmente ignare della loro esistenza. Siamo tutti troppo distratti da quello che ci circonda e riprendere in mano la nostra attenzione e la nostra consapevolezza credo possa aiutare tutti a stare meglio. Il punto è che non basta meditare o respirare, la meditazione deve avere un fine. E il fine non è solamente la pace dei sensi, perché questo può avere un beneficio sul momento presente, ma è pur sempre una cosa temporanea. Quello che viene insegnato il più delle volte è di concentrarsi sul respiro, sul lasciare andare i pensieri e via dicendo. Va bene farlo anche per questo, per carità, ma penso sia un po’ limitante. La meditazione dovrebbe essere un veicolo di realizzazioni su livelli più profondi della nostra semplice esistenza materiale e dovrebbe condurci ad una vita perennemente serena ed essere alla base di tutte le nostre attività. Nella tradizione che seguo si medita giornalmente sul Maha-mantra, il grande Mantra della liberazione, che secondo le scritture vediche è il solo metodo per liberarci dalle influenze dell’epoca malsana in cui stiamo vivendo. Non mi voglio dilungare troppo sull’argomento, se qualcuno è curioso può scriverci sui social e sarò felice di dare spiegazioni.

SD: Una domanda che sostituisce quella di cui sopra… così la facciamo finita? Cosa vi/ci rende un “corpo estraneo”?
CD/CE: La consapevolezza. Troppe persone vivono nel sistema inconsce di quello che gli capita attorno. Il sistema ha trovato il modo di entrare nella testa di tutti quanti e – come ha dimostrato la situazione pandemica di qualche anno fa – basta un niente per fare crollare miti e certezze di chiunque. Io voglio raggiungere la consapevolezza di quello che sono, di quello che devo fare e del fine ultimo di questa esistenza. Chi è consapevole, chi si fa domande, chi è alla ricerca dello scopo della vita è un corpo estraneo!

SD: Mi è venuta una bonus domanda… perché la cover di ‘Destinazione Paradiso’? A parte la scelta (il “povero” Grignani ha questa cosa del perdente che alla fine quasi “tengo per lui”), mi chiedevo come mai l’avete fatta così “melodic hard core”… un po’ lontani da come vi conosco!!
CD/CE: E’ nato tutto per gioco. Si parlava dell’infelice partecipazione di Gianluca Grignani a Sanremo di qualche anno fa e si rimembrava di come un tempo, quando eravamo piccoli, avesse scritto delle hit che sono entrate nel cuore di tutte le persone, ‘Destinazione Paradiso’ su tutte. Sempre per gioco prendo la chitarra acustica, abbozzo gli accordi, le ritmiche e porto tutto in saletta. Ci è voluta una prova per completare il tutto e da subito ci è sembrata vincente. Gli arrangiamenti sono di stampo “hardcore melodico” perché quel mondo ha sempre offerto le cover migliori e perché io e Cicco abbiamo un solido background di quello stampo, avendo suonato quel genere per un sacco di tempo. Penso che quell’influenza si possa sentire anche in altri nostri pezzi. Io poi sono un grande fan di queste rivisitazioni, quindi aspettatevene delle altre! Hare Krishna!

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(Intervista di Francesco Mazza x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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