APPARAT ‘LP5′
Review Overview
8
8APPARAT
‘LP5′-CD
(Mute/Pias)
8/10
Per il nuovo album di Apparat c’è una mal celata speranza di un recuperato sound indietronico che nei primissimi anni 2000 ha procurato al genietto tedesco sempre più credenziali da parte di pubblico e critica. E allora via con questo nuovo ‘LP5′: la prima traccia ‘Voldo’ è un cuore di tenebra che vibra avvolto da una spirale jazz. Subito si nota una produzione molto curata, che calibra i bassi verso vette emotive paragonabili ai fasti incredibili di ‘Walls’, lavoro del già lontano 2007. Poi ‘Heroist’, un incanto, dove la voce di Sasha Ring sorvola distese infinite e si espande in un mood ovattato, ma allo stesso tempo silicico/abrasivo. Altro step, dove la mente viaggia nostalgica tra minimalismo e folktronica, è ‘Caronte’ 4’40” di estasi siderale dove si riesce con un dito ad affondare nel più intimo personale stato d’animo. Nel finale si abbracciano motivi cinematici dal tono cupo che fanno ripiombare ‘LP5′ in un dilemma, che si somma all’esperienza in grande stile di Moderat e all’abitudine dei grandi palchi e immense folle. Apparat è un foglio bianco dove scrivere o elaborare in libero stile ciò che S. Ring cerca di conservare nel suo lato più etereo e poetico, e per questo basta ascoltare ‘Dawan’ ed è tutto più chiaro. E’ quasi incredibile poter dichiarare di essere davanti all’ascolto di un grande lavoro dai toni tremolanti, eppur equilibrati, quasi a tener nascosto un segreto che brilla delicatamente e poi una sensazione misconosciuta che come un glitch invoglia alla scoperta dell’inaspettato. Apparat, liberi più che mai.
(Giuseppe Picciotto)
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