Andrea Rock And The Rebel Poets interview
Andrea Rock And The Rebel Poets pubblicano un nuovo EP intitolato ‘Mnà’, un concept su quattro figure femminili importanti nella cultura e storia irlandese.
Mescolando il punk con il folk della terra di smeraldo, si sono creati un nome grazie al proprio sound ormai formato e riconoscibile. Abbiamo intervistato Andrea Rock per approfondire la storia dietro questo nuovo EP.
SD: Andrea, ci piacerebbe sapere quale sia stata la tua personale connessione con le storie delle quattro donne irlandesi che avete scelto di raccontare nel vostro nuovo EP ‘Mnà’. Da dove sei partito? Come hai scelto queste quattro storie?
AR: L’Irlanda, la sua storia, i suoi protagonisti, la sua cultura, sono per me oggetto di studio costante e quindi sono sempre stimolato dalle mie ricerche personali. Nello specifico su questo disco,la prima donna alla quale ho pensato è stata Constance Markiewicz, la cui storia mi affascinò sin dal primo momento in cui mi avvicinai alla compagine dell’Insurrezione di Pasqua del 1916. Inoltre proveniva dalla contea di Sligo, alla quale sono legato per tutta una serie di motivazioni.
SD: Quando si tratta di fondere punk rock e musica tradizionale irlandese, il vostro nome è sicuramente in cima alla lista. Quale sfida vi ha entusiasmato di più nel creare il vostro unico sound in questo progetto? Come si è evoluto nel tempo?
AR: Il nostro obiettivo è sempre stato quello di distinguerci dal resto delle proposte di genere, in primis a livello di contenuto e in secondo luogo con un suono che è ancora oggi in evoluzione. Le tematiche che trattiamo sono spesso molto pesanti e per dare forza a quei sentimenti, ci capita in alcuni casi di spingerci un po’ più in la con la resa sonora, incorporando qualche elemento derivante anche dalla scena folk metal di gruppi quali i Cruachan.
SD: Raccontaci un pò del processo creativo dietro ‘Mnà’. Come avete trasformato le storie e le esperienze di queste donne irlandesi in tracce musicali coinvolgenti, senza diventare didascalici e estremamente prosaici?
AR: L’aspetto musicale è stato interamente gestito dai musicisti del gruppo: Ivan Marconi al basso, Luca Taglietti alla chitarra, Andrea Merlini alla batteria e Lorena Vezzaro al violino. Io mi sono trovato quindi a scrivere tutte le linee melodiche e ovviamente i testi. Sono partito dai libri in mio possesso, dalle dichiarazioni delle stesse protagoniste di quei racconti e dalle analisi profuse dai diversi studiosi della questione irlandese. Alcuni frasi pronunciate dalle stesse, erano già dei veri e propri inni e hanno facilitato il percorso creativo. Il lavoro più complicato è stato strutturare metricamente
quelle sentenze, senza modificarle e senza mai perdere il senso della forma canzone.
SD: Il violino di Lorena Vezzaro aggiunge una dimensione davvero speciale al vostro suono, spostando l’asse dal punk al sound dell’irish folk. Cosa ti ha attratto in particolare nell’integrare questo strumento nella vostra musica?
AR:Lorena è la musicista più dotata che io conosca. Ha studiato l’irish fiddle e si è diplomata al Conservatorio di Milano. Ha una sensibilità artistica unica ed è in grado di tradurre il clima dei brani e dei testi in music sempre coinvolgenti e mai banali. E’ il nostro fiore all’occhiello, nonché la nostra quota tradizionale.
SD: Lo storytelling sembra essere una parte essenziale del vostro approccio musicale. Qual è stata la storia o l’esperienza di una delle quattro donne di ‘Mnà’ che ti ha colpito di più personalmente durante la creazione di questo EP?
AR: Come scrivevo, la figura di Constance Markiewicz mi ha sempre affascinato. Quasi contemporaneamente però volevo parlare anche delle vittime innocenti del conflitto, perchè quello che sta avvenendo nel mondo purtroppo è sotto gli occhi di tutti e la causa palestinese è da sempre legata a doppia mandata a quella indipendentista irlandese; per questo motivo, il secondo brano sul quale ho voluto lavorare racconta la storia di Julie Livingstone, vittima dei Troubles in Irlanda del Nord, deceduta a causa di un plastic bullet esploso dalle forze di polizia britanniche, all’età di 14 anni.
SD: Al di là della musica stessa, c’è un messaggio o un impatto che sperate che questo disco lasci nel cuore degli ascoltatori? L’avete pubblicato l’8 Marzo, una scelta sicuramente non casuale…
AR: L’Irlanda prima di altri Paesi nel mondo ha saputo esaltare la figura della donna, anche attraverso esempi illustri come quelli citati nel disco. Noi speriamo sempre che queste storie suscitino un’emozione, meglio ancora che diano “fastidio” in quanto percepite come ingiustizie sociali. Quando in occasione della recente scomparsa della regina d’Inghilterra, ho espresso il mio pensiero in merito al sistema imperialista e schiavista che la Corona inglese ha perpetrato per anni, alcune persone hanno scelto di abbandonare la sala concerti; in quell’occasione abbiamo suscitato una reazione forte e il nostro messaggio è arrivato chiaro e diretto.
SD: Infine, come credi che la vostra musica possa contribuire a mantenere viva la memoria e l’eredità delle figure storiche come le donne irlandesi che avete scelto di celebrare in questo EP o a farla conoscere in un Paese come l’Italia?
AR: L’obiettivo e la speranza sono sempre che la gente non si fermi al fatto che i brani siano orecchiabili o ballabili, ma non è qualcosa che può avvenire esclusivamente attraverso la pubblicazione di un disco. Spazi come quello che mi stai concedendo mi permettono di raccontare il progetto nella sua totalità e magari incuriosire qualcuno. Esattamente come un podcast ben strutturato (suggerisco ‘Troubles – Una Storia Irlandese’ di Samuele Sciarrillo), la musica ha la capacità di raccontare storie, ma anche di cantarle a squarciagola con il cuore che batte e gli occhi lucidi.
(Txt Gab De La Vega)
Submit a Comment