AIRBOURNE INTERVIEW
Se cercate dell’onesto, fottuto e ubriachissimo rock’n’roll l’Australia è il paese che fa per voi!
Ok, in questi anni la terra dei canguri ci ha abituato davvero bene in campo hardcore e metalcore ma quando si tratta di tornare alle radici del rock più sfrenato e dissacrante non possiamo che ritornare alla patria degli AC/DC. Gli Airbourne sono da anni stati eletti come i loro legittimi successori e non possiamo che concordare con tale affermazione.
SD: Ciao Ryan, ‘Breakin’ Outta Hell’ è stato il primo disco registrato completamente in Australia, come mai questa decisione?
A: E’ stata una decisione piuttosto naturale o meglio, non è stata una decisione… è capito e basta! Logisticamente è stata una scelta più che azzeccata visto che eravamo praticamente a casa ogni sera e non dovevamo rinchiuderci per forza per lunghi periodi per comporre. Il processo di composizione e registrazione è stato decisamente rilassato nonostante non sia durato poi molto soprattutto se comparato con ‘Black Dog Barking’ che tra una cosa e l’altra ci ha portato via quasi un anno e mezzo! Abbiamo lavorato con Bob Marlette, un producer di esperienza e che ha saputo indirizzarci per il verso giusto e che abbiamo espressamente scelto dopo aver lavorato con lui per le registrazioni di ‘Runnin ‘Wild’.
SD: ‘Breakin’ Outta Hell’ suona molto più ruvido e d’impatto rispetto ai suoi predecessori.
A: Vero, ed è una cosa che abbiamo espressamente cercato di ottenere e sono contento che si percepisca. Abbiamo registrato il disco senza troppe sovra incisioni e con un appeal molto d’impatto, quasi d’assalto. Dal vivo ci sarà da divertirsi con queste canzoni.
SD: ‘It’s All for Rock N’ Roll’ è dedicata a Lemmy…
A: Suona banale ma la sua morte è stata uno shock, pensavamo davvero fosse immortale, ovviamente non lo era… è un tributo sentito a uno dei nostri eroi e una canzone nata su due piedi ma pienamente rock, nell’anima e nello spirito e un ottimo modo per chiudere il disco.
SD: Che rapporto avete con le label in un business dove ormai anche la band più mainstream può trarre vantaggi dall’autoprodursi?
A: Con Spinefarm ci troviamo bene e ammetto che avere una label che ti spinge e molto più comodo per dei pigri di razza come noi. A parte gli scherzi avere una etichetta è comunque un vantaggio, se seria ovviamente. Viviamo in un periodo in cui la musica si scarica o si ascolta in streaming anche se lo zoccolo duro di collezionisti e amanti del supporto fisico resistono stoicamente. Ma sinceramente quello che mi preme di più e suonare dal vivo ed essere sotto una label aiuta molto.
SD: A proposito di live, siete una band che dal vivo è garanzia di uno spettacolo clamoroso ma non avete ancora pubblicato un “live album” ufficiale ad eccezione di un bonus disc uscito con l’edizione speciale di ‘Black Dog Barking’, come mai?
A: Non ci sembrava giusto pubblicare un live album senza avere un tot di dischi pubblicati. Ormai siamo al quarto lavoro e possiamo pensarci e ti confesso che a breve potrebbero esserci novità in tal senso. Tra l’altro ho ascoltato di recente per puro casi un po’ di nostri bootleg e non sono affatto male…
SD: Cosa bolle quindi in pentola per gli Airbourne nel 2017?
A: Tanti festival e tanti concerti, altrimenti come facciamo a scegliere quale set registrare per pubblicare il disco live (ride ndA)?
(Txt by Davide Perletti x Salad Days Mag)
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