Agnostic Front ‘American Dream Die’
Review Overview
5
5AGNOSTIC FRONT
‘American Dream Die’-LP/CD/Digital
(Nuclear Blast)
5/10
Come amava esclamare Sandra Mondaini nella sit come “Casa Vianello: “Che barba! Che noia”. Eh sì, perchè l’ennesimo capitolo della storia degli Agnostic Front (sulle scene, escludendo la pausa, da ben 30 anni) è di un piattume e di una scontatezza incredibili. Ho addirittura sentito qualcuno che vorrebbe candidarlo a “disco hardcore” dell’anno”. Ma per favore. I nostri sono tornati, dopo la parentesi (penosa) punk rock e quella “alla Madball” (altrettanto penosa) ad un suono più hardcore. Questo è quello che ho letto in giro. Balle. I nostri dopo decine di cambi di formazione, non sanno più da che parte girarsi e quindi pescano dal mucchio. Accanto a pezzi che possono richiamare ‘Victim In Pain’ (ma solo richiamare, non pretendete l’impossibile) ce ne sono altri che ricordano il periodo crossover/thrash (ma anche qui non chiedete troppo), ne troviamo altri che invece si rifanno ad un punk rock alla Rancid con coretti da stadio. Il tutto sovrastato dalla voce smozzicata di Roger Miret, che ormai in tutta sincerità, ha fatto il suo tempo. Musicalmente i nostri suonano senza infamia e senza lode (Stigma avrà partecipato?) ma siamo lontani anni luce dai riff assassini e mitragliate di batteria e basso dell’epoca ‘Cause For Alarm’. Qui tutt’al più vi dovrete accontentare di una pallidissima fotocopia del glorioso passato che fu. Così, tra inni alla “scena”, esaltazioni alla città di New York, pezzi contro la polizia, le solite comparsate di Freddy Madball, sono giunto stancamente al pezzo finale ‘Just Like Yesterday’, nostalgica song dedicata al CBGB’s e ai gruppi che furono. Deludente sotto tutti i punti di vista, ma io già lo sapevo. Consigliato solo se siete die hard fan del gruppo, altrimenti rispolverate ‘One Voice’ e, se andate a vederli dal vivo, pregate perchè suonino anche i pezzi vecchi.
(Marco Pasini)
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