Agnostic Front / Charger @ Circolo Magnolia, Milano (MI)
Ho letto molto riguardo ad un ipotetico seguito per quel capolavoro di ‘The Wrestler’.
Se non sapete di cosa sto parlando PROVVEDERE immediatamente alla visione – vi perdono anche se lo fate su telefonino – dell’incredibile film di Darren Aronofsky, con la coppia Rourke / Tomei a mettere in riga una qualsiasi concorrenza in ambito migliore / più credibile coppia nel cinema, EVER. A fronte di una vita “sregolata”, fatta di improbabili e logoranti combattimenti in una serie (diciamo) minore di wrestling, Rourke / “The Ram” prova a “smettere”: qualche problema di cuore (di troppo) è “IL” segnale che lo convince a mettersi “on hold”, a provare a fare un lavoro “vero” (ed a provare a riallacciare un qualche rapporto con la figlia). Ma la vita, ed il motivo per cui questo film è una bomba, è sangue e merda. “The Ram” ci prova, trova pure l’affetto (e qualcosa di più) della – mio idolo in terra – Tomei… ma non ce la fa. Il film finisce, infatti, con il suo ritorno al ring, per l’attesissima rivincita con l’acerrimo “nemico”: l’Ayatollah. Perché si parla di un seguito? Perché la scena finale lascia più di un qualche dubbio. Nello specifico. “The Ram” sarà vivo o morto dopo il tuffo dalle corde con cui “finisce” l’Ayatollah? Più in generale. Un film bello può finire bene? Roger Miret è circa / come Rourke “The Ram”. Una lunghissima vita “sregolata”, fatta di improbabili e logoranti concerti. Qualche problema con la legge. Qualche (grosso) problema di salute.
Roger Miret ha provato a smettere. Ma non ce l’ha (mai) fatta. Questa sera, tornando a casa, mi è venuta in mente la scena finale di ‘The Wrestler’, quella della Tomei (e ripeto: Tomei, mio idolo in terra) che fa un ultimo e “disperato” tentativo… quella in cui “The Ram” aizza il suo pubblico, la sua famiglia, dicendo che combattere è l’unica cosa che sa fare, quella in cui “The Ram” conclude che solo il suo pubblico, che solo la sua famiglia può dirgli quando smettere. E’ stato, tecnicamente e per intensità, e non sto scherzando, il più bel concerto degli Agnostic Front che io abbia mai visto. E li ho visti anche al T.V.O.R., quello dove c’era la gente sul palco che si tuffava dai monitor e dalle casse. Quel concerto a Bologna è stato uno dei momenti più alti, uno dei picchi, tecnicamente e per intensità, della mia carriera concertistica. Un gruppo “piccolo” che suona su un palco “grande”, un gruppo “piccolo” che riempie il posto e spacca tutto. Miret/ “The Ram” ha vinto. Quindi sì, un film bello può finire bene.
P.S.
Un paio di highlights che ci ricorderemo, e per sempre. Uno. Miret e Stigma che scendono dal palco, e suonano ‘Friend Or Foe’ in mezzo ad un circle pit che gira come se fosse l’ultimo. Due. Un ragazzino (sappiamo chi sei, ma non lo diciamo che non mi pare bello parlare di kids. Mi limito ad un indizio. Incudine) che ruba la scena a Stigma e al batterista dei Charger quando c’è da fare ‘Power’. SBALORDITI, noi. SBALORDITI, loro. Stigma non vedeva una cosa del genere dai tempi di Freddy Cricien. CAZZO.
P.P.S.
Tutto ‘sto trasporto, e non ho parlato dei Charger. Che dire. Se non fosse per Matt Freeman i Charger non sarebbero niente. Conosciamo mille gruppi, nordici, ma anche italiani, che fanno meglio quella miscela di metal meets punk. Detto questo. Per quelli nati con il 7 davanti Matt Freeman è l’unico membro “serio” dei Rancid, e quindi gli perdoniamo tutto. Per quelli nati con l’8 davanti Matt Freeman è un vero e proprio eroe, e quindi gli perdonano tutto. Nonostante la proposta musicale dei Charger non sia proprio un: “WOOOW”. E nonostante il “tiro” live dei Charger non sia proprio un “WOOOWW” (Matt Freeman non è David Lee Roth)… bene. Nonostante tutto questo ci piacciono. Che uno come lui vada in giro come “gruppo di spalla” è indice, ancora una volta, di un bel film, di una bella storia.
(fmazza1972)
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