MELVINS ‘WORKING WITH GOD’
Review Overview
7
7MELVINS
‘Working With God’-LP
(Ipecac)
7/10
Perché recensire il trentatreesimo album dei Melvins? Perché dei dinosauri come i Melvins, ancora attirano su di loro la curiosità di conoscere le sonorità dei loro nuovi lavori. Io personalmente trovo i Melvins dei meravigliosi strampalati, dei pazzi a cui si dà ragione, il folle lucido che ti dipana davanti a sé la verità, la verità che tu non ammetti neanche a te stesso. La formazione prima di tutto: King Buzzo, sempre al suo posto come i suoi capelli, Dale Crover, (bassista per una notte) fermo immobile, indefesso e Mike Dillard, batterista della prima ora resuscitato. Con questa formazione, che è una riedizione di quella del 1983 (parziale), si presentano ed espongono il loro nuovo tema, ‘Working With God’, che è un vero è proprio ritorno al passato, quello sludge-metal-doom-fangoso, super robusto, dove le chitarre si ingrossano e i bassi si espandono e i tamburi scorticano e tagliano, insomma, una vera e propria baraonda o sorta di apocalisse. Però, ecco dov’è che sta il bagliore accecante di ‘Working With God”: offrire lo stesso piatto, ma mai troppo uguale! Che dire: è impressionante la maniacale concezione con la quale i Melvins creano dei brani con una struttura simile tra di loro, ma allo stesso tempo con una sottile differenza, che comunque ti salta all’orecchio. I Melvins usano dei trucchi (evidenti) e tu ci caschi. L’album funziona alla grande, pur avendo l’impressione che sia solo frutto di cazzeggio. E poi è bene ricordare che tutte le canzoni dei Melvins si possono canticchiare, cosa che sa di incredibile! Tutto questo sa di “facciamo un po’ quello che cazzo ci pare” perché noi siamo i Melvins (1983), l’incarnazione dell’anarchia.
(Giuseppe Picciotto)
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