Marco Palumbo-Rodrigues interview
Un’etichetta, No Fronts Teeth Records, che naviga intorno alle 260 uscite. Un numero imprecisato di gruppi propri con cui si muove tra punk, rock’n’roll, new wave e tutte le relative ramificazioni.
Un nuovissimo libro di illustrazioni pronto per la stampa. Benvenuti nel mondo iperattivo – e spiccatamente do it yourself – di Marco Palumbo-Rodrigues, inglese con origini italiane, che negli ultimi 12 mesi mi ha folgorato con un trittico di band, La Rabbia, Sanguisuga e Zanzara, in cui fa praticamente tutto e lo fa terribilmente bene. Non sapendo da dove iniziare, siamo partiti dalle basi.
SD: Marco, in quanti dischi hai cantato o suonato negli ultimi due anni?
MPR: Non sono sicuro di riuscire a ricordarlo! Gli ultimi due anni significano il primo 7” dei Vacuum, l’Lp ‘Gli Occhi Dello Stato’ come Zanzara, ‘The Perfect Candidate’ dei Miscalculations, tre dischi dei La Rabbia, ‘Dressed To Die’ dei Cold Callers, l’ Lp dei Telegenic Pleasure, quello dei Sanguisuga e qualche pezzo per delle compilation con Gaggers, Stalin Video, Disco Lepers, The Exit, Saccharine Souvenirs e Caged Animal. Direi una decina di titoli ma potrei scordarmene qualcuno!
SD: Significa parecchie canzoni e moltissime parole. Come decidi dove andrà a finire una buona melodia o un buon coro? Come fai a scrivere tutti quei testi?
MPR: Devo entrare nella giusta mentalità a seconda della band per cui sto scrivendo. I testi dei Miscalculations, per esempio, sono i più celebrali, tendenzialmente parlano di psicologia, architettura, arte e scienza mentre quelli dei La Rabbia sono più orientati alla politica. Le parole di The Exit e Caged Animal hanno un punto di vista psicologico ed esistenziale, quelle di Gaggers e Disco Lepers sono per lo più divertimento, un’evasione direi. Di solito inizio col titolo, trovo un ritornello e lì capisco in che direzione andrà il pezzo ma ho sempre un’idea chiara di cosa parlerà la canzone quando inizio coi testi.
SD: Parliamo delle band dove canti in italiano. Hanno tutte dei nomi fantastici che starebbero bene su una backpatch, hanno tutte radici punk rock ma sviluppano caratteristiche proprie con risultati sempre efficaci. Ricordi ancora a cosa pensavi nel metterli in piedi?
MPR: Canto in italiano da diversi anni ormai, sin da una delle mie prime band di inizio anni 2000, i Blacklist Brigade. Con loro ho fatto un paio di pezzi in italiano e abbiamo anche scritto una versione bilingue del secondo disco ma ci siamo sciolti prima che uscisse l’edizione in italiano. Poi mi ci sono rimesso coi La Rabbia ma sono Sanguisuga e Zanzara i primi progetti interamente in quella lingua. Avevo delle idee per quelle band ancor prima di scrivere pezzi e testi. Sanguisuga è una band straight-up punk con suoni anni ’70 e ’80, Zanzara ha uno stile più streetpunk/Oi! con un’impostazione lirica diversa e un cantato molto più ruvido, mentre i testi sono piuttosto simili e guardano principalmente alla divisione tra stato e società.
SD: Ti accorgi se le band in cui canti in italiano ricevono un’attenzione diversa da quelle anglofone?
MPR: Mi sembra che alla gente piacciano parecchio! Spesso è difficile capire se alle persone interesserà una band che canta in una lingua che non possono capire, ma l’accoglienza è stata ottima. I dischi han venduto davvero bene, personalmente sono un grosso fan delle band punk che cantano nella loro lingua natia, alcuni dei miei gruppi preferiti sono scandinavi, brasiliani, spagnoli e giapponesi e quindi sono davvero felice di poter registrare in italiano, che poi è la mia seconda lingua. Sono piuttosto fluente grazie ai miei genitori che sono entrambi italiani.
SD: Da quel che so la maggior parte di queste band sono progetti da studio, non che il 2020 ti abbia permesso di fare diversamente. E’ un’impressione corretta?
MPR: E’ vero, essendo coinvolto in così tanti progetti contemporaneamente riesco a suonare dal vivo solo con una band alla volta. In alcuni casi, come i Telegenic Pleasure ad esempio, gli altri membri vivono in Canada, quelli degli Stalin Video stanno in South Carolina e al momento lavoro anche a un paio di altri progetti, gli Zuletzt con dei tizi di Monaco e gli Iris Paralysis con un amico di Achen. Non significa che queste band non suoneranno mai dal vivo, solo è complicato organizzarsi!
SD: Immagino sia a causa dei testi in italiano e di una certa impostazione dei pezzi, ma quando ascolto alcune delle tue band penso spesso agli Smart Cops, è un gruppo che conosci?
MPR: Sì! Adoro gli Smart Cops! Gran gruppo con una bella immagine!
SD: Ti occupi spesso delle grafiche e per quanto parlare di un’estetica punk significa tutto e niente, mi pare che i tuoi lavori cadano in quell’ambito. Se condividi questa nozione, quali sono i migliori esempi che trovi tra i tuoi dischi?
MPR: Sì, faccio la maggior parte delle copertine di No Front Teeth e praticamente tutte quelle delle mie band. Tra queste sono molto soddisfatto della copertina del Lp dei Zanzara, mi piace parecchio. Ho un debole anche per ‘Covering Lies’ dei Cold Callers che è una fotografia attentamente programmata in una cabina telefonica di Londra che abbiamo cercato a lungo di modo che mia moglie potesse essere alla finestra vicina. Mi piace davvero il risultato. Ci sono alcune copertine NFT che trovo ottime, quella a raggi X degli Sharp Objects, i collage fatti a mano degli Scraps, le copertine a taglio laser di Modern Action, Paper Bags, Strap Straps e Exit. La prossima settimana faremo un singolo dei Dead Meat con copertine di vera pelle, tutte di colore diverso e grafica sprayata. Mi piace parecchio quello che abbiamo fatto con NFT, per me l’estetica è sempre stata importante quanto la musica.
SD: Copio la prima domanda e ti chiedo quanti dischi hai invece pubblicato con No Front Teeth negli ultimi due anni?
MPR: Una quarantina, divisi equamente tra Lp e singoli.
SD: Nei prossimi mesi dovreste anche arrivare alle 300 uscite, sono sicuro che sai già come celebrare il traguardo e altrettanto sicuro che non me lo dirai. Sarà una cosa epica?
MPR: Penso che ci arriveremo nel 2022 ma non abbiamo ancora alcun piano! Però questo è il ventesimo compleanno di NFT, abbiamo iniziato nel 2000 come fanzine e solo l’anno dopo come label, quindi siamo a vent’anni e non sappiamo come celebrare neppure questo. Mi piacerebbe fare una raccolta in vinile che finora non abbiamo mai fatto, un paio di anni fa abbiamo coprodotto la tribute compilation a Peter P.Trash con FDH Records e Rockstar Records (‘Trash On!’, sei Lp, 104 gruppi, nda) ma era una cosa un po’ diversa con gruppi legati a P.Trash Records. Abbiamo fatto parecchie raccolte su cd alcuni anni fa e mi piaceva farle, sarebbe bello riprovarci con un vinile, meglio doppio.
SD: Hai spesso menzionato Beer City e Hostage come ispirazione per NFT, dopo 20 anni qualcuno è venuto a dirti quanto la tua label sia stata importante?
MPR: Non ancora! Quelle etichette sono state molto importanti e siamo sempre noi che dobbiamo ringraziale per aver buttato le fondamenta. Vedere quel che facevano, soprattutto con la pubblicazione dei 7”, ci ha molto spronati nel partire con NFT.
SD: So che concerti e tour non sono indispensabili affinché una band esca su NFT. Da una parte vedo che quest’impostazione ti permette di realizzare dischi di gruppi di ogni parte del mondo, dall’altra sono tra quelli che valuta il disco come metà dell’intera esperienza. Personalmente che valore dai alla musica registrata e a quella live?
MPR: Amo vedere le band dal vivo, vado a un sacco di concerti, ma niente può battere un disco. Non ha alcuna importanza se una band su NFT suonerà mai dal vivo, se mi piace la musica voglio pubblicarla. Sono sempre entusiasta di presentare un gruppo sconosciuto al resto del mondo e permettere che la loro musica viaggi più di quanto han fatto loro stessi, è quella la magia del disco! E’ molto semplice spedire un Lp da Londra al Giappone, Australia, Indonesia, Brasile ma non è altrettanto facile organizzare un tour da quelle parti. Poi ti ripeto, adoro andare ai concerti, le due cose vanno mano nella mano ma alla fine sceglierei sempre il disco registrato, che inoltre dura per sempre, più di quanto facciano le band in molti casi. Posso aver perso alcuni gruppi perché ero troppo giovane ma avrò sempre la loro musica.
SD: NFT ha una minima esposizione online, esiste un sito ma non un webshop, le band hanno i loro bandcamp ma poco altro. Qual è la tua posizione?
MPR: Non siamo mai coinvolti nella parte digitale delle nostre uscite, lasciamo che se ne occupino le band perché possano guadagnare dai loro download. Noi facciamo strettamente il prodotto fisico, i dischi sono disponibili sul sito ma le persone devono scriverci per ordinarli, ci sono sempre troppe varianti per aggiornare facilmente gli stock. Ci abbiamo provato, sia con il webshop che con la distribuzione, ma era davvero dispendioso farlo bene e siamo tornati a occuparci solo dell’etichetta.
SD: Passiamo a La Peste, un bellissimo libro che stai facendo con Jorden Haley. L’artwork che stai per pubblicare – col nome Vacant State – sembra diverso da quel che hai mostrato finora, è qualcosa di nuovo anche per te?
MPR: Dipingo e disegno da quando ero davvero piccolo, su La Peste ci sono dei disegni a inchiostro e penna nera che sto facendo da circa due anni. Sono diventato amico di Jorden e abbiamo deciso di fare un libro insieme, abbiamo un’estetica molto simile, è decisamente uno stile diverso da quello che la gente ha visto nelle mie copertine ma è comunque qualcosa che faccio da tempo.
SD: Il libro è stato finanziato tramite una campagna Kickstarter e mi pare che la quantità di materiale che pubblichi e realizzi si presti bene a queste cose, anche a Patreon. Che relazione hai con queste piattaforme?
MPR: Personalmente è la prima volta che faccio qualcosa del genere, mentre Jorden l’aveva già usato ed era contento di rifarlo. Pubblicare un libro è molto più costoso che stampare un disco, è stata un’esperienza interessante e sono sicuro che la rifarò, forse anche con NFT.
SD: Come se tutto questo non fosse abbastanza hai pure tre figli. Stanno diventando bravi ad assemblare dischi?
MPR: Il più vecchio che ha quasi 15 anni mi aiuta regolarmente, e stai sicuro che devo pagarlo o comprargli qualcosa ma sta diventando bravo. Potrei mettere al lavoro anche i più piccoli!
(Intervista di Marco Capelli x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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