Attic ‘Interiors’
Review Overview
7
7ATTIC
‘Interiors’-LP
(Epidemic)
7/10
Dopo la promozione live del loro esordio, ‘On Your Grave’, del 2014, i mantovani Attic dovettero fermarsi per problemi di line up. Problemi che in parte vennero risolti con l’innesto di due membri di quelle belve vicentine dei Days Of Collapse. Rimaneva quello della lontananza a complicargli le cose, ma gli Attic evidentemente hanno cuore e, nonostante tutte le avversità del caso, fanno uscire ad aprile la loro nuova creatura, autoprodotta: ‘Interiors’. Otto brani a cavallo tra mathcore, noisecore e post-hardcore, tra cui un intermezzo di piano e uno che è una sorta di drone storto, ‘Interiors’ entra a gamba tesa con l’opener ‘Black Mountain’. Le chitarre – ferrose, sghembe, alienate – per un verso seguono il tiro impressionante della sezione ritmica in cavalcate prive di respiro e sofferte, ma fanno benissimo anche quando abbozzano fili di melodia stranianti. I brani scorrono agili, essenziali – e in nessun caso superano la soglia dei tre minuti – come fossero delle aggressioni terribili. In ‘Tombstone’, che è il brano più lungo, gli Attic hanno modo di rallentare e distendersi in movimenti ubriacanti che si dipanano in un crescendo di ottusa e insensata tragedia. La chiave del release ce la dai poi la conclusiva ‘Blood Meridian’, che fa quadrare artwork, lyrics, titolo con le biografie della band. E allora ‘Interiors’ sarà pure un importante invito ad introflettersi nei propri abissi, per prenderne atto e poter fluttuare liberi sugli spaventosi e possenti oceani le cui lke onde danno forma alle nostre azioni nel mondo. Si aggiunga un mathcore convincente, tra Botch e Converge, ma ricchissimo di spunti differenti, e vien da sè che ‘Interiors’ sarà capace di catturare la vostra attenzione.
(Santo Premoli)
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