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Salad Days Magazine | November 25, 2024

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Horisont ‘About Time’

Horisont ‘About Time’
Salad Days

Review Overview

7
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Rating

HORISONT
‘About Time’-CD
(Century Media)
7/10


Ritornano i baronetti contemporanei dell’hard rock scandinavo con il nuovo album ‘About Time’. Il quinto lavoro della band di Göteborg, capitanato dal frontman Axel Söderberg, è l’ennesima dimostrazione della capacità compositiva e tecnica degli Horisont; negli anni hanno preso parte alla cerchia elitaria di gruppi svedesi che hanno dato nuova vita al sound hard rock degli anni settanta. Immancabili i riferimenti di band come Thin Lizzy o Blue Oyster Cult. Quanto più la scena svedese retro rock cresce, quanto più il recinto che definisce chi sia determinante o meno si restringe e gli Horisont prendono un posto decisivo all’interno di questo caos nostalgico. Non a caso è la Century Media a decidere di produrli. ‘About Time’ però non è certo il disco della rivoluzione artistica, quanto più un album di conferma, nonostante si percepisca come la band abbia deciso di abbandonare l’aspetto prog per sottolineare in maniera ancor più marcata il sound classic rock. ‘The Hive’ è l’opener dell’album: l’elemento del songwriting continua ad essere ciò che fa degli Horisont una band che si fa largo nel mucchio. Così come nel secondo brano, ‘Electrical’, gli Horisont sfoggiano una estrema abilità compositiva, dove la voce, propria di un’epoca che non è la nostra, e i riff, richiamano i più classici dei sound hard rock, a metà tra Uriah Heep e Judas Priest. Con la stessa identica formula sonora continua ‘About Time’, tra richiami ad U.F.O., Deep Purple e classicismi rock resuscitati. Immancabile il brano cantato in svedese ‘Letare’ che suona come una rivendicazione del fatto che la Svezia abbia una pseudo supremazia su questo genere, al pari di un paese come l’America o l’Inghilterra, che sarebbero pronti a sentire interi album cantati in una lingua che non sia l’inglese. Il marchio svedese è ormai una sorta di lascia passare per chi decide di rifarsi ad un’epoca, quella degli anni settanta, riportata in vita sotto qualsiasi paradigma stilistico. Nonostante il nuovo album degli Horisont abbia in se tutto tranne che un elemento di novità e nonostante risulti così prevedibile da essere quasi stucchevole, il tutto viene surclassato dal fatto che questa band sia una delle poche ad avere il dono di scrivere brani, che al di là della quasi perfezione tecnica, sono capaci di smuovere un’emotività, chiaramente nostalgica, ma ancor di più legata alla bellezza della musica che risuona dentro, senza analisi di stile o di genere.
(Valentina Vagnoni)

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