Hatebreed “The Concrete Confessional”
Review Overview
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4HATEBREED
‘The Concrete Confessional’-LP/CD
(Nuclear Blast)
4/10
Puntualmente come le tasse da pagare, giunge a noi il nuovo lavoro degli Hatebreed. E puntualmente ci troviamo di fronte alla stessa pappina riscaldata, buona giusto per venire incontro ai gusti del new metaller americano arrabbiato contro tutti e tutti. A Jasta però gli devo riconoscere almeno una cosa: la perseveranza. Perseveranza nel continuare a propinarci un suono ormai stantio, questa volta infarcito di modern thrash metal ma senza farsi mancare i consueti beatdown per far ammazzare di botte la gente nel pit. Sì, gli Hatebreed sono alla frutta e in tutta sincerità di loro amo solo il debutto ‘Satisfaction Is The Death Of Desire’, che quando uscì nel 1997 restò in rotazione nel mio stereo per mesi. Ora tutto ciò è svanito in un puff. Gli Hatebreed ci provano a variare di qualche millimetro il loro assalto all’ arma bianca: introducono tracce lente e cadenzate (come per esempio ‘Something’s Off’), ma il risultato è di una noia mortale. Sì, il gruppo del Connecticut è noioso come una partita a canasta con vostra nonna in un afoso pomeriggio di agosto, con i suoi riff riciclati all’inversimile, con la voce di Jasta che è quasi irritante e soprattutto con quei cori macho che non spaventerebbero neppure un infante. Con il pezzo ‘A.D.’ (posto in apertura) provano anche a rinverdire i fasti del sogno americano, procalmandosi paladini di ciò che il loro paese dovrebbe realmente essere e invece non è. Grandi paraculi, non c’è che dire. Non ho altro da aggiungere. Se non quello di consigliarvi di ascoltarlo prima, visto che è la fotocopia esatta di tutti quelli che l’hanno preceduto.
(Marco Pasini)
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