Slayer + Anthrax + Kvelertak @ Alcatraz, Milano – recap
Impossibile mancare ad uno degli appuntamenti più importanti di quest’anno per quello che riguarda una delle facce del metal estremo.
L’unico show italiano del tour europeo degli Slayer fa tappa a Milano, e vede un Alcatraz strapieno sin dal tardo pomeriggio. A condire il tutto e rendere ancora più succulento è la presenza di due band di spalla che valeva la pena vedere forse quanto gli headliners: Anthrax e Kvelertak.
Lo show è aperto dai norvegesi, che portano il loro black’n'roll e la promozione del loro ultimo disco di fronte ad una già abbondante folla, che rimane volentieri ad ascoltarli: non c’è forse la stessa partecipazione che ci sarà in seguito ma è già bello che un pubblico fortemente schierato a favore di un certo tipo di metal tradizionale si possa aprire all’ascolto di una band che propone sicuramente qualcosa di fresco ed interessante in questo panorama.
Man mano che lo show prosegue la gente si accalca nel posto, ed alla salita sul palco degli Anthrax il pubblico supera di molto l’area del mixer. Lo stacco di volume rispetto a prima (e dopo) è impressionante: la zanzara chitarra di Scott Ian fa da padrone e partono una serie di pezzi storici più un pezzo nuovo per promuovere il loro nuovo album in uscita. Sinceramente non ci si aspettava un’energia così sul palco, Joey Belladonna corre da una parte all’altra e non stecca gli acuti, uno spettacolo anche visivo oltre che un carrarmato sonoro. Ottimo il tributo a due big defunti che han messo le basi per tutto quello che ascoltiamo oggi, Ronnie James Dio e Dimebag Darrel.
Tempo di un cambio di scenografia e sale sul palco la band di Los Angeles che, dopo l’intro ‘Delusions Of Saviour’ attaccano il singolo dell’ultimo video ‘Repentless’. Un inizio a cento all’ora seguito da alcuni dei riffs più pesanti e imperdibili del calibro di ‘Postmortem’, ‘Disciple’, ‘War Ensemble’, ‘Seasons In The Abyss’. 17 pezzi che vanno via piacevoli, in mezzo ad una scenografia con luci e croci rovesciate che si calano di tanto in tanto dal soffitto. Chiusura con la tripletta ‘South Of Heaven’, ‘Raining Blood’ e ‘Angel Of Death’ per un totale di 20 pezzi che hanno lasciato contenti e soddisfatti anche persone che si fregiano di averli visti svariate volte nel corso della loro carriera. Una nota dolente dal punto di vista del merchandising, dove le tshirt viaggiavano sui 35€ e le felpe tra i 70 e gli 80€: c’è chi dice che sia legato al fatto che i prezzi son comprensivi di tasse e cavilli pseudolegali, ma così diventa veramente difficile fare la guerra ai bootleggers che puntualmente sono rimasti fuori pazienti ad attendere la fine dello show per accaparrarsi la loro fetta di vendite.
(Txt by Marco Mantegazza e Pics by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
Nota a margine dell’editore: avremmo potuto farvi leggere una bella intervista a Tom Araya e Co. ma il management della band californiana non ha ritenuto Salad Days Mag (dopo averci chiesto l’obbligazione a pubblicare sul cartaceo un’intervista mai fatta) all’altezza della fama degli Slayer; rispondiamo con un sonoro #chissenestrafotte … gli Slayer li abbiamo sempre ascoltati e sempre li ascolteremo con o senza autorizzazione di improbabili sanguisughe dell’ultima ora!!!
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