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Salad Days Magazine | November 21, 2024

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Reviews update

WEEZER
‘Hurley’-CD
(Epitaph)

La goliardia nerd dei Weezer questa volta inizia a punzecchiare fin dalla copertina, priva di un titolo “colorato”, ma con il primissimo piano del faccione ingombrante e rassicurante dell’attore Jorge Garcia, l’Hugo “Hurley” Reyes del titolo (personaggio della serie televisiva Lost, per chi non lo sapesse). Il primo disco sotto Epitaph, dopo la calante esperienza Geffen, non riserva sorprese particolari. Ne ho letto di cotte e di crude su questo disco e, devo ammettere, che c’hanno tutti un po’ ragione. La band guidata da Rivers Cuomo si è ammosciata col passare degli anni, perdendo quella che è la caratteristica più importante nel loro sound: la freschezza. L’attitudine è sempre adolescenziale, i toni sono sempre demenziali, le atmosfere sono sempre da college statunitense, ma l’ispirazione viaggia basso, praticamente rasoterra. Un ottimo modo per far tornare a parlare di “pop” in senso dispregiativo, sembrerebbe, con ben poco “power” e tanta stucchevolezza. Persino la cover di ‘Viva La Vida’ dei Coldplay sembra un favore personale per riabilitare la band britannica agli occhi di tutti. Il precedente ‘Raditude’ è di dieci mesi fa; cari Weezer, ma prendersi un po’ più di tempo per riordinare le idee?
(Flavio Ignelzi)

ALTER BRIDGE
‘AB III’-CD
(Roadrunner)

Che gli Alter Bridge siano sempre stati considerati come dei Creed sotto falso nome, è cosa ormai risaputa. Nonostante Myles Kennedy (ex Mayfield Four), che pure ci ha messo faccia e corde vocali, il peso specifico di Mark Tremonti e compagni (tutti ex Creed) era dominante soprattutto a livello di songwriting. Questo terzo parto fantasiosamente intitolato ‘AB III’ ne è la controprova, se vogliamo, proprio ora che si è fatto un passo in avanti verso il superamento di certi schemi conosciuti. Tutto è amplificato al massimo: le chitarre accendono i razzi e vengono sparate in orbita da arrangiamenti solenni, modern-metal per antonomasia, con una sezione ritmica potente e frastornante che non lascia scampo. Le melodie così acquistano ancor più forza di quanto non ne abbiano sul pentagramma. Il singolo ‘Isolation’ ne è l’emblema: dirompente, epico, melodico. Si è sempre dalle parti del nu-grunge, anche se si percepisce che è solo un punto di partenza e nulla più. Forse lo si percepisce maggiormente in zona ballate (‘Wonderful Life’, ‘Life Must Go On’) che pur resistono in repertorio, ma la strada intrapresa dal quartetto statunitense sembra intenzionato a superare tutti i confini stilistici del passato. Stremo a vedere.
(Flavio Ignelzi)

FAKE PROBLEMS
‘Real Ghosts Caught On Tape’-CD
(Side One Dummy/Rude)

Se c’è una cosa certa, è che con questi Fake Problems ci si potrebbe sbizzarrire con le etichette: alt-country, indie-rock, folk-pop, punk. Per la verit

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