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Salad Days Magazine | November 22, 2024

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Deathwish Fest Ginevra @ L’Usine 2/6/2015

Deathwish Fest Ginevra @ L’Usine 2/6/2015
Salad Days

L’approdo del Deathwish Fest in Europa non prevedeva purtroppo tappe italiane, e calcoli alla mano la data più appetibile per vedere all’opera il meglio del roster della label americana si è rivelata quella del 2 Giugno in terra Svizzera.

Festeggiare la festa della Repubblica in trasferta con Jacob Bannon e soci non ci ha deluso, per l’organizzazione ovviamente precisissima dei nostri vicini di casa che non si smentiscono nemmeno in questa occasione, e per l’esibizione di tutti e quattro i gruppi di casa Deathwish INC.

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GINEVRA
Ok, non lo scopriamo di certo noi che non sia esattamente la città più a buon mercato di tutta l’Europa (e nemmeno di Svizzera). Per il resto lascia piacevolmente sorpresi la rilassatezza dei local, l’improbabile commistione di personaggi che ad esempio, ti fa ritrovare in un pub vicini di tavolata facoltosi incravattati e sfattoni pseudo hipster, così come di fianco ad uno skate shop davvero niente male ritroviamo un rivenditore Rolex o Mont Blanc. Bizzarro ma divertente. Applausi a scena aperta anche per lo skate park attrezzatissimo e curato nei minimi dettagli presente in pieno centro, e per la riserva dei “fattoni” ginevrini, in pratica una striscia di lungo lago vicino proprio al locale del DW Fest, dove l’amabile gioventù alternativa pare si ritrovi per fare baldoria e dove i pusher non sono molesti ma particolarmente educati.

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L’USINE
Due righe sul locale ci piace spenderle visto che si tratta di un vero e proprio centro culturale autogestito nel cuore di Ginevra e al suo interno troviamo, oltre al club per i live, cinema, palestra, biblioteca e sale assortite per congressi ecc.. date una occhiata alla programmazione abbiamo notato che praticamente ogni band pare passi da queste parti, dagli Eyehategod ai Mudhoney, passando per oscuri gruppi anarco-punk teutonici. Nota di merito a tutto il personale del locale che non ha perso le staffe nemmeno quando i facinorosi italiani (noi..) sbagliavano più volte le file per entrare e uscire dal locale dopo ogni cambio palco, o si infilavano innocentemente nei bagni sbagliati. Con grande sorpresa le birre avevano prezzi umani, tutto il resto… 15 dobloni per un vodka & Red Bull dicono tutto quello che c’è da dire.

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DW FEST
Si parte come meglio non si può con il nome nuovo della label, i lanciatissimi e spietati Young And In The Way (YAITW per gli amici) che scaldano i primi timidi spettatori con il loro blackened crust ben espresso nel secondo album ‘When Life Comes To Death’. Pochi fronzoli, pochissime parole e molti fatti per i ragazzi di Charlotte che inanellano riff di stampo hardcore e ritmiche compresse, ora velocissime ora rallentate, di stampo black. Il singer Kable Lyall ruba letteralmente ogni sguardo con una attitudine negativa e suicida che si esprime bene in brani neri come la pece della caratura di ‘Fuck This Life’. Una ventina di minuti che lasciano il segno e che rendono utilissimi i tappi distribuiti al bancone del bar (aggratis e se li indossi non passi da sfigato come in Italia…). “Ginevra, Fuck Off, Enjoy!”, queste in ordine le ultime parole declamate dal buon Kable prima di scendere dal palco e chiudere un set e inizio di Fest in modo clamoroso. Rivedremo il singer nell’area fuori dal locale dopo ogni cambio palco, sempre in solitaria e con lo sguardo tra lo spaesato e il “down” pesante, prova che il ragazzo o è entrato bene in parte o che a Charlotte girano un branco di disadattati niente male.

E l’impressione che sarebbe stato difficile fare di meglio ci viene confermata dal successivo set degli Harm’s Way, formalmente impeccabile ma molto meno viscerale e coinvolgente di quello dei loro predecessori. Il palestrato singer Hammers McPligue ci mette notevole impegno nel “tirare in mezzo” il pubblico che ormai riempie il locale, ma nonostante l’indiscusso impatto fisico manca qualcosa ad una performance tutto sommato fredda e di routine, e non bastano gli estratti dal variegato e ottimo ultimo lavoro ‘Rust’ per sollevare un set sufficiente ma niente di più. Lato merch divertente la maglietta rip off dei Nirvana, ‘Bleach’ era.

Le aspettative veso i Trap Them erano altissime e vengono parzialmente confermate pur non convincendo al 100%: i volumi si alzano rimanendo puliti al di sopra della media (almeno italiani..), la band sul palco macina chilometri di cattiveria e presenta un set sfibrante sulla lunga distanza per lucida (fin troppa) spietatezza. Un live monolitico, probabilmente troppo, che si perde dopo la prima metà nonostante l’intensità non accenni a diminuire. Il set dei Trap Them non ci lascia di certo con l’amaro in bocca ma la sensazione è che sia mancato anche in questo caso un po’ di coinvolgimento avendo puntato quasi esclusivamente sull’impatto fisico, per altro notevole e da caterpillar!

Arriva il momento degli headliner e dopo una ‘Plagues’ snoccialata quasi come intro, sale in cattedra Jacob Bannon che con un bel sorriso stampato in volto spariglia le carte prima di far partire le danze con una manciata di brani che scatenano sussulti a non finire nel pit: l’educato pubblico svizzero, e infiltrati europei assortiti, non si lascia certo pregare nell’interagire con la band, pure troppo visto che qualche oggetto non meglio identificato colpisce la pedaliera di K.Ballou stoppando momentaneamente il concerto e, come spiegato a fine concerto, segando in pratica per qualche problema tecnico i previsti bis. Poco male perché il live non ne risente minimamente e i Converge si dimostrano per l’ennesima volta come una macchina da guerra: riff di chitarra granitici e convulsi, sezione ritmica tritaossa e la viscerale prova di J.Bannon che scortica e rende uniche le varie ‘Dark Horse’, ‘Axe to Fall’, l’ovvia e attesissima ‘Concubine’ ma anche il materiale più recente come ‘Aimless Arrow’. C’è tempo prima dei saluti di rito anche per l’omaggio ai Cure, sussurrato all’inizio e deflagrante in coda, e un bis come detto ridotto rispetto al previsto. Il buon Jacob rimane in campo per abbracciare i fan più esagitati, una bella rissa per recuperare una bacchetta lanciata dal palco scalda il locale, e il Deathwish Fest si chiude lasciando comunque più che soddisfatta anche la delegazione italiana presente. Peccato che a Ginevra alle 23.30 sia tutto chiuso e che più di qualche birra sul lungo lago dei disadattati non si riesca a recuperare!

http://www.deathwishinc.com

(Txt by Davide Perletti x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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