Iosonouncane + Nagel + Dino Fumaretto @ Interzona, Verona – recap
Ero da tempo curioso di vedermi in live Iosonouncane, al secolo Jacopo Incani, e l’occasione si è presentata il 24 Aprile scorso, programmato in scaletta ad Interzona.
L’opportunità di vedere questo fantomatico essere antropomorfo o zoomorfo (dipende dai punti di vista) è andata di pari passo a quella di vedere altri due artisti: i Nagel e Dino Fumaretto. Insomma, l’attesa era data anche dall’uscita del suo nuovo album, ‘Die’, sotto La Famosa Etichetta Trovarobato, alla quale appartengono anche i due sopracitati. ‘Die’, non pronunciato all’inglese ma alla sarda (perché Jacopo è sardo, di Buggerru), significa “giorno” e parla attraverso gli occhi e i pensieri dei due personaggi, un uomo in mezzo al mare e una donna che lo aspetta dalla spiaggia. Ma torniamo a noi. La sala principale di Interzona non è pienissima, è ancora presto per il live di Iosonouncane, e sul palco, in alto, c’è già pronta l’insegna di Nagel, che da lì a poco avrebbe iniziato. I Nagel
duo che unisce la classicità del violoncello alla tastiera elettronica e alla drum machine con la potenza del visual, si presenta ben compatto e serrato, regalando una mezz’ora di live che spazia dall’elettronica anni’80 alla techno. Il pubblico risponde bene, e gli applausi si fanno sentire. Ma è tempo di spostarsi nel piccolo palco accanto al bar, dove c’è Dino Fumaretto. Non so, forse è la vicinanza al bancone che fa perdere un po’ di brio, ma gli spettatori sembrano un po’ mosci e impreparati rispetto a ciò che Dino Fumaretto offre, ovvero brani slegati dalla formula classica di scrittura e dediti alla sperimentazione stilistica più totale. Per tutta controrisposta, provocatoriamente, Dino Fumaretto fa partire per un paio di volte il messaggio preregistrato con voce robotica “Siete il pubblico migliore della mia vita”, che riscuote parecchio successo con risatine e applausi. Arriva, però, pronta la riscossa con il live di Iosonouncane. Sale sul palco e si aggira nervosamente avanti e indietro, incappucciato, con la sua bottiglietta d’acqua in mano. Neanche l’applauso lo fa tranquillizzare, anzi. I miei amici, che lo hanno visto qualche giorno prima live a Firenze, lo hanno definito “un Lucio Dalla che ha iniziato a frequentare Death Grips” e anche per questo son curioso di saggiarne le doti. Si inizia e dopo una intro ipnotica si inizia con ‘Tanca’, l’open track di ‘Die’. Sembra di sentire i Sangre Cavallum per certi versi, e me ne compiaccio. Nel mentre, Jacopo, si fa capire a segni dal fonico per i volumi e, a parte questo, nessun problema. Veramente potente la voce, nella passione e negli acuti… davvero, pare di avere un clone di Al Bano (anche per il numero di volte che viene pronunciata la parola “sole” in questo disco) qui davanti a me, solo molto più magro e senza occhiali. Ecco, io direi che Iosonouncane è facilmente definibile come una superband che ha come frontman Al Bano e di supporto i Sangre Cavallum e i Death Grips. Semplice no!? La gente attorno a me è entusiasta e viene presentato tutto ‘Die’, quest’album oscuramente pop, dall’inizio alla fine, finché, stremato e grondante, Jacopo lascia il palco. Sbigottiti rimaniamo in attesa di rivederlo, ma dopo cinque minuti più di qualcuno abbandona la sala. Io mi siedo e lui rientra, con chitarra alla mano, con ancora la forza di fare un suo elogio al culo delle donne (che raccoglie tutta la mia approvazione) e di suonare qualche brano dal suo album d’esordio, ‘La Macarena Su Roma’. Anche questa volta è fatta, lo spettacolo c’è stato, la gente si è divertita e io, intanto, come di consueto, me ne vado a bere.
(Fabrizio De Guidi, @fabriziodeguidi)
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