A Theory Of Justice interview
A Theory Of Justice, o per meglio dire ATOJ. Il combo math-rock di Lodi ha sorpreso tutti con il nuovo EP, un mix di furia mista a lucidità che ha impressionato non poco.
SD: Una band che fa del DIY il suo punto di forza e che cresce col passare del tempo. Li abbiamo incontrati per voi. Siete la classica band che io amo definire “nostalgica”. Il vostro modo di porvi, di suonare, di divulgare messaggi è molto 80s, vecchia scuola, ossia uso ponderato dei Social Network, niente cazzate scritte a caso per avere attenzione ma soprattutto tanta sostanza su disco e dal vivo. Da dove siete venuti fuori e soprattutto come siamo arrivati al nuovo EP omonimo?
ATOJ: Tutto è nato in maniera naturale… Siamo amici praticamente da sempre, abbiamo condiviso così tanto tempo assieme nell’ambiente che ci circonda che abbiamo deciso di unire il tutto con la cosa che più ci accomunava: la musica (dopo che passi una vita intera a sentire dischi e guardare concerti diventa più che normale cominciare ad aver voglia di suonare e provare a dire qualcosa, altrimenti la musica non serve proprio a niente). Dopo il nostro primo disco ci siamo fatti trasportare da tutte le emozioni che ci portavamo dietro in quest’ultimo periodo e quello che è venuto fuori è questo nuovo EP, avevamo voglia di cambiare e creare una svolta evidente intorno a noi.
SD: Siete anticonformisti e la cosa va sicuramente a vostro favore, nonostante vendite e fanbase di sicuro non possono essere paragonati a chi opta per un sound più commerciale. Quali soddisfazioni porta far parte di un circuito riservato a pochi intimi? E soprattutto quali sacrifici, visto che è il rovescio della medaglia?
ATOJ: Cerchiamo di fare semplicemente quello che più ci piace, non importa quello che potrebbe dire la gente. Noi non ci tiriamo indietro nonostante le numerose porte sbattute in faccia, ma questo ci ha spinto ancora di più a dare il massimo, anche grazie soprattutto alla collaborazione di realtà vicine alla nostra che ti danno il giusto supporto e la forza necessaria per continuare ad andare avanti.
SD: Aver intitolato l’EP semplicemente ATOJ sembra quasi vogliate tracciare una linea di partenza, una sorta di anno zero dal quale ripartire. Possiamo intenderla così? Anche perché la differenza tra la band di oggi e quella del disco d’esordio è evidentissima.
ATOJ: Esatto, era proprio questo quello che volevamo ottenere! Rispetto ad ‘Athena’ del 2011 siamo cresciuti tanto e abbiamo provato a fare qualcosa di diverso e questo non ci ha spaventato per niente, anzi, ci è servito per capire veramente chi siamo e che cosa vogliamo ottenere sia come persone che come band.
SD: Chi sono gli ATOJ nella vita di tutti i giorni? Studenti, lavoratori, che altro? E soprattutto come vivete la band? Come un passatempo o cos’altro?
ATOJ: Siamo cinque ragazzi normalissimi alla prese con la vita di tutti i giorni, tra lavoro e passioni (come altri progetti musicali e artistici), però questo non ci ostacola a continuare a credere in questa nostra valvola di sfogo che, come si è potuto notare, ha cambiato in maniera radicale le nostre vite.
SD: Arrivate da Lodi, che a dispetto del grigiume e la tristezza tipica di quei posti ha una sua scena attiva. Volete parlarcene visto che siete parte interessata?
ATOJ: Lodi è una piccola cittadina nel cuore della pianura padana, con ben poco da offrire per chi vuole cominciare a creare qualcosa. Ma per fortuna ci sono un sacco di gruppi musicali, collettivi d’arte e molte realtà che ce la mettono tutta e provano a cambiare l’intera situazione (una di queste è l’Associazione Culturale Clam che da quasi dieci anni tiene viva la maggior parte della scena locale).
SD: Torniamo all’EP: su di voi si parla di mathcore, di post-hardcore, di punk. Vi ritrovate in quanto detto dai media? Cosa vi rende maggiormente orgogliosi di questo EP?
ATOJ: Quello che si ascolta nel disco siamo noi in tutto per tutto, abbiamo cercato di spingerci fino all’estremo delle nostre capacità (ispirandoci anche a tutto quello che stiamo ascoltando in questo periodo), ottenendo un suono cupo, grezzo ma naturale allo stesso tempo e con quel pizzico di disagio e frustrazione che rende tutto ciò molto veritiero.
SD: Se da una parte la breve durata è logica conseguenza di un genere musicale che è solito dare tutto subito, dall’altra è un vero peccato, in quanto chi ascolta rimane col fiato sospeso fino all’ultimo secondo sperando di avere altre canzoni da ascoltare. Cosa vi ha spinto a optare per sole sei canzoni?
ATOJ: Avevamo in mente molte più canzoni ma abbiamo deciso di non registrarle per il semplice fatto che non si sposavano bene con le altre tracce presenti nell’EP e non erano in linea con la nuova fase che stiamo affrontando. Questo però ci ha spinto nella strada giusta, ci è piaciuto molto infatti l’idea di incidere un disco bello veloce così da dare tutto e subito senza fronzoli e perdite di tempo.
SD: I testi mi incuriosiscono parecchio: mi fate una breve descrizione di quanto scritto in ogni brano?
ATOJ: Il concept principale del disco è la paura, i testi descrivono varie situazioni della vita reale quotidiana che chiunque può affrontare: dall’amore non corrisposto al combattere i demoni presenti nella propria testa, dal fregare un amico senza accorgersene alla depressione che incontra una persona sul cammino della propria vita fino al provare costantemente senza tregua e realizzarsi appieno.
SD: Parliamo di live: la cosa insolita è che finora vi siete confrontati con realtà internazionali che a mio avviso hanno poco da spartire con voi: gente come Strife e Death Before Dishonor non sono infatti molto in target con gli ATOJ di oggi. Cosa vi spinge a confrontarvi con nomi e fanbase così diverse dalla vostra? Una sorta di sfida? Che altro?
ATOJ: Negli anni il nostro sound è cambiato, prima eravamo su un filone hardcore/metalcore poi col tempo, senza prevederlo, non ci siamo fatti più condizionare dagli schemi classici che questo genere comportava… Più che una sfida è semplicemente l’andare avanti con l’idea che quello che vuoi esprimere ti da la giusta sensazione.
SD:Con quali band vorreste confrontarvi dal vivo?
ATOJ: Abbiamo già avuto il piacere di suonare assieme a gruppi validissimi e che soprattutto dal punto vista personale ci siamo trovati benissimo creandosi un bellissimo rapporto… Speriamo di continuare così. Se dovessimo scegliere dei nomi, ci muoveremmo verso quelli che stiamo ascoltando di più: Converge, Loma Prieta, Birds In Row, Celeste, Code Orange, Touche Amore, Deafheaven.
SD: In Italia come è la situazione dal punto di vista live? Si riesce ancora a suonare?
ATOJ: Nel nostro Paese abbiamo preso questo brutto vizio di lasciare la gestione in mano a qualche persona/agenzia che pensa solo ai propri interessi (se non conosci qualcuno o non ti abbassi alle loro condizioni non vieni considerato nonostante tutta la tua buona volontà). Siamo ancora molto indietro, basti pensare al perché la maggior parte dei gruppi stranieri quando sono in tour in Europa in Italia non passano più. Tutto questo pian piano sta cambiando: per fortuna ci sono molti ragazzi/gruppi/realtà che con la giusta mentalità hanno tanta voglia di fare semplicemente aiutandosi e dandosi una mano a vicenda, creando una sorte di Rete e collaborazioni al fine di tenere sempre viva la passione che si ha dentro.
SD: Cosa consigliereste a una band che vuole intraprendere un percorso musicale simile al vostro?
ATOJ: Di pensare in maniera positiva… Creare una giusta dimensione, crederci sempre e dare il massimo in tutto quello che si crede e si vuole ottenere. Ma soprattutto di provarci e divertirsi!
SD: E cosa non consigliereste?
ATOJ: Di non farsi condizionare da niente e nessuno…
SD: I cinque album del 2014?
ATOJ: Vogliamo sfruttare l’occasione per supportare nuovamente la scena underground italiana ed elencare cinque dischi di gruppi (in verità ce ne sarebbero molti altri) che nell’anno appena trascorso hanno spaccato alla grande e non hanno niente da invidiare alle band straniere… Basta con questa storia che le cose più belle si sentono solo all’estero, non è assolutamente vero!
-Stormo ‘Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso’
-Riviera ‘Riviera’
-Selva ‘Life Habitual’
-Valerian Swing ‘Aurora’
-Kaleidoscopic ‘Onironauta’
Buon ascolto…
SD: A voi la chiusura, e che sia fulminante tanto quanto il vostro EP!
ATOJ: Grazie mille, vi vogliamo tanto bene!
(Txt by Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
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