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Salad Days Magazine | November 22, 2024

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30 Miles interview

30 Miles interview
Salad Days

30 MILES INTERVIEW
Beata gioventù. Questo sarebbe il titolo perfetto per un pezzo dedicato ai 30 Miles, giovanissima band toscana dedita a un hardcore melodico dalle varie sfumature. Andiamo a conoscerli meglio, partendo dal loro nuovo disco ‘The Smiles Of Rage And Paranoia’.

SD: Se vi dicessi che siete strani, lo prendereste come un complimento o come un’offesa?
Samy, Dani, Samu: Ci offenderemmo se ci dicessi che non lo siamo!

SD: Siccome mi è stato difficile capirci qualcosa del vostro disco, lascio a voi carta bianca per presentarlo e presentarvi ai vostri lettori… Quindi, fate pure!
Samy: Il nome della band non è altro che la distanza tra le nostre abitazioni, ossia 30 Miles… Ci siamo formati circa due anni fa dall’unione di due band, i Diluted By System (Samuel e io) e i Bedtime (Daniele). Il disco è un concentrato di idee venute fuori in due anni di composizione ed esperienze. Non ci sono standard, legami o riferimenti a band famose, perché ascoltiamo tutti band e generi diversi, anche troppo per poter trovare un filone unico sul quale attenerci nella composizione dei brani.

SD: Seriamente, il vostro disco mi ha colpito molto. E’ hardcore melodico, ma in fondo non lo è. E’ rock? Forse no. Di che si tratta a vostro avviso?
Samy: Come dicevo prima, non abbiamo legami precisi a band famose e tantomeno a generi… E’ un concentrato di suoni, idee,melodie e ritmiche che ci piacciono. Se mettessi Louis Armstrong a comporre un pezzo con Burzum, nessuno glielo vieterebbe, ma poi come fai a definire il genere del disco che incideranno? Il concetto è più o meno questo. Suoniamo spinto perché ci va di sentire l’adrenalina a rotta di collo mentre viaggi a 230bpm, ma non hai il tempo nemmeno di andare al brano successivo, basta aspettare la strofa o il bridge nella stessa canzone apparentemente melodic hardcore e ti ritrovi immerso in una melodia mistica scandita da ritmiche samba come in ‘LSD’. Nulla di tutto ciò è ricercato, semplicemente il cervello in quel momento ha detto che andava suonata in quel modo…

SD: Come nasce un brano?
Dani: Tutti partecipano alla realizzazione di un brano dei 30 Miles, solitamente Samuele pensa al testo associato a un giro di chitarra, poi da lì nasce tutto. Certo, se poi arriva il compositore illuminato che con chitarra alla mano dice “ieri ho scritto questa canzone” allora non resta altro che provarla e smussarla a nostro piacimento, cioè renderla più 30 Miles.

SD: In fase di citazioni direi primi Billy Talent, Rise Against e perché no, Subways. Che ne pensate?
Dani: In tutta onestà l’unica band che fra di noi spesso viene citata, non tanto per ispirazione, ma perché semplicemente ci piace sono i Rise Against. Le altre due non sono
mai state menzionate, personalmente non le ascolto, forse gli altri sì ma il “non sapere cosa ascoltano veramente gli altri della band” è una tra le tante cose che ci aiuta nella composizione e nell’intesa generale che c’è tra di noi.

SD: Quali band vi hanno influenzato maggiormente nella stesura del nuovo disco?
Samy: Nella stesura direi nessuno. Abbiamo lavorato a tatto e a sentimento, quindi non s’è mai sentita minimamente la necessità di pensare a un brano o a una band in
particolare per portare avanti la composizione di un nostro pezzo!
Dani: Personalmente quest’anno (perché è da un anno che è nata l’idea di questo disco) ho ascoltato un sacco di NoFx, moltissimo gli MxPx, No Use For A Name, dOMi, Far From
Finished, Mest, Forty Winks e Invasione Degli Omini Verdi.
Samu: Durante la composizione spaziavo in diversi generi e band tipo System Of A Down, Weezer, The Cure, Nofx, L.V. Beethoven, Brian Eno, Pink Floyd. Un mix generale.

SD: I vostri testi sono alquanto strani. Volete raccontarci il concepì che si cela dietro a essi?
Dani: Come detto prima solitamente la macchina da testi è Samuele, anche io e Samy scriviamo qualcosa ma per quanto mi riguarda sono più quelli che butto che quelli utilizzati per qualcosa. Riguardo le argomentazioni vanno dalle più disparate, nell’EP ‘Wasteland’ c’era un sacco di critica alla società e ai comportamenti dell’uomo (omofobia, tradimento, guerra, la paura di rimanere soli). Con ‘The Smiles Of Rage And Paranoia’ abbiamo voluto, un po’ inconsciamente, produrre una sorta di opera. Di concept album dove tutto è legato anche se impercettibilmente. Abbiamo evitato di collegare il primo EP con il nuovo lavoro attraverso l’inserimento di una ‘Pills in 2099 (Part II)’ perché ci sembrava eccessivo.

SD: Cosa deve avere un brano per essere degno del marchio 30 Miles?
Samy: Non deve essere banale e nemmeno deve ricordare una determinata canzone o band. Deve avere tiro, cattiveria e una melodia che ti fa stare in apnea. In ogni caso
emozioni, deve trasmettere tante e pure emozioni!

SD: Siete toscani, gente sanguigna già nel DNA. Quanto c’è di toscano nella vostra musica?
Dani: Il meno possibile, meno influsso italiano metto nelle canzoni, più mi sento a casa. L’unica cosa che ci può essere di toscano nella nostra musica penso siano le alitate di vino rosso della casa.

SD: Il fatto di alternare urla a melodie di stampo rock colpisce molto. E’ difficile unire due modi di intendere musica così distanti tra loro?
Samy: E’ una cosa che ci viene naturale interpretarla e arrangiarla così! Sicuramente siamo a conoscenza del fatto che per molti sarà difficile da comprendere.

SD: Dal punto di vista live come procedono le cose? E’ possibile per una band emergente suonare dal vivo oggigiorno o si fa sempre più dura la cosa?
Samy: Da un punto di vista generale è una situazione molto brutta rispetto ad anni fa. I locali puntano sempre più sulle band che gli danno garanzie di incasso. Un tempo
c’era molta più promozione da parte di chi organizzava un evento, mentre ora ci si affida ai mezzi in mano alle band, che spesso di tasca loro devono provvedere a tutta la
pubblicizzazione della serata, anche se è in una città lontana da casa loro. Questo non è un discorso che vale solo per l’Italia, nel 2012 è stato così un po’ in tutta Europa, c’è chi dice anche al di fuori del Vecchio Continente. Personalmente non so se si risolverà o meno, ma è sempre bene essere ottimisti.

SD: Quali dischi state ascoltando in questo periodo?
Dani: Questo periodo della mia vita è segnato da Descendents e Lagwagon (scoperti rispettivamente a 22 e 21 anni, mi vergogno a dirlo), Pennywise, Ministri, Tre Allegri
Ragazzi Morti.

SD: Il disco del 2012?
Samy, Dani, Samu: Troppi i dischi da ascoltare per dare un giudizio, possiamo però citare: ‘Self Entitled’ dei NOFX, ‘All Or Nothing’ dei Pennywise, ‘Bluroom Box1′ degli
LNRipley e ‘Well Well Well’ dei Mellow Mood.

SD: Quanto conta oggigiorno per una band indipendente avere un’etichetta alle spalle?
Samy: Abbastanza, ma purtroppo il concetto di label è decaduto negli ultimi anni… Prima una band era cercata da queste e aveva davvero tutte le agevolazioni di questo mondo,
mentre ora passi mesi a cercare di fare ascoltare il tuo prodotto e finisce che poi devi rinunciare alle loro proposte perché non puoi permetterti economicamente un contratto discografico… Non ha molto senso, ma dicono c’è crisi e non possono fare altrimenti!

SD: DIY o booking agency?
Samy, Dani, Samu: Do it Yourself (a parte per il tour europeo, organizzato dall’inglese Zero Talent Booking), ma Nel 2012 è meglio essere appoggiati sempre da una booking,
perché diversamente da quello che accadeva fino a una ventina d’anni fa, una band ora non crea movimento a macchia d’olio, che parte dal suo quartiere e finisce per coinvolgere il mondo intero… Adesso con i Social Network tutti possono conoscerti fin dal primo brano che metti in Rete, è una cosa molto dispersiva quindi uno punta a suonare il più possibile non tanto per farsi conoscere ed espandere la notorietà ma per migliorare le proprie performance live. Sperando sempre di arrivare al punto in cui venga agganciato al tour di una band famosa che a quel punto può davvero spianargli la strada.

SD: Guardandovi in giro quali band italiane sentite di ammirare e per quale motivo?
Samy, Dani, Samu: Band di nostri amici che stanno facendo il possibile per uscire da questo Paese morto dal punto di vista musicale: 1000 Degrees, Bedtime For Charlie,
Hopes Die Last.

SD: Il sogno nel cassetto?
Samy, Dani, Samu: Continuare ad avere per sempre la stessa passione per la musica, sperando che un domani possa diventare un vero e proprio lavoro, non tanto per fare la
rockstar – questo non è fondamentale per stare bene – ma semplicemente per riuscire a viverci, stare al mondo e costruirsi un futuro facendo quello che più ci piace, suonare!

SD: Il peggior insulto rivolto ai 30 Miles?
Samy, Dani, Samu: Spesso ci viene detto che nella scena hardcore-punk locale ci considerano come dei pivelli. Io continuo a dire che non è colpa loro se non apprezzano ciò che facciamo, è colpa degli altri “du bischeri” che continuano a chiudere le date negli squats e CSA in serate in cui dividiamo il palco con band che non hanno niente manco di melodic hardcore! Ma si sa, il bigottismo va di moda.

SD: A voi la chiusura!
Samy, Dani, Samu: Vi ringraziamo di tutto e ringraziamo chiunque sia arrivato fino a questo punto dell’intervista e che se ancora non ci conosce o tantomeno non avesse
ancora ascoltato il nuovo disco, lo invitiamo a farlo, così nel caso alla prossima intervista abbiamo qualcosa di nuovo da aggiungere alla domanda “Il peggior insulto”!
Ciao a tutti, and see you at our shows!

30 Miles I Myspace

(Txt By Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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