ONE STEP CLOSER ‘ALL YOU EMBRACE’
Review Overview
8
8ONE STEP CLOSER
‘All You Embrace’.LP
(Run For Cover)
8/10
One Step Closer non sono più una novità nel panorama punk hardcore americano. Nonostante la giovane età sono già riusciti a stabilirsi come una delle realtà più interessanti del genere, specialmente perché i cinque vedono l’hardcore come un qualcosa senza limiti, dove ogni sperimentazione è lecita. Lo si è visto nello sviluppo della loro discografia, dall’acerba band straight edge degli inizi fino alla consacrazione del primo album ‘This Place You Know’, che richiama l’hardcore di fine primo decennio di questo secolo. Poi aumentano le già presenti venature melodiche che portano in lidi post hardcore l’ep ‘Songs For The Willow’, creando un certo hype/curiosità per quello che sarebbe stato il passo successivo, un passo che è finalmente stato compiuto con l’uscita del nuovo album. ‘All You Embrace’ è il secondo album dei One Step Closer e ci mostra un gruppo in forma smagliante, pronto a stabilirsi una volta per tutte come una solida realtà e non la solita bella promessa. Sembra che su questo nuovo lavoro abbiano voluto fare all in con tutte le loro influenze, mischiando abilmente hardcore, emo, post hardcore e alternative rock in una maniera così naturale che sembrano un gruppo navigato. Le sessioni di scrittura con Isaac Hale dei Knocked Loose e Mat Kerekes dei Citizen hanno sicuramente aiutato il gruppo con lo sviluppo della durezza da una parte e le melodie dall’altra. Il risultato è un disco altamente emotivo, vedi anche per le tematiche di crescita e perdita di membri del gruppo e di amici ed essere lontani da casa, con un gruppo “costretto” a diventare adulto per inseguire il proprio sogno. “Abbiamo perso cose, ma ne abbiamo date e ne abbiamo guadagnate, e cattura tutto questo in un set di canzoni. I cambiamenti gli accetti o gli affronti, ma i nostri cambiamenti sono stati per le ragioni giuste”. E noi questi cambiamenti gli accettiamo più che volentieri, basta sentire pezzi come ‘Leap Year’, ‘Blur My Memory’, ‘Orange Leaf’, ‘Giant’s Despair’ e ‘So Far From Me’ per capirne il perché. Detrattori ce ne saranno sempre, vedi puristi e gatekeepers, ma il gruppo ha raggiunto un livello di comfort nel loro songwriting che lo rende più personale e meno derivativo. Ed è una cosa fondamentale per distinguersi dalla massa. Se poi lo fai senza premeditazione, ancora meglio, e non mi stupisco se a fine 2024 si troverà nelle classifiche di fine anno. Bentornati!
(Michael Simeon)
photo credit: Spencer Chamberlain
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