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Salad Days Magazine | November 19, 2024

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SUICIDE SILENCE ‘REMEMBER…YOU MUST DIE’

SUICIDE SILENCE ‘REMEMBER…YOU MUST DIE’
Salad Days

Review Overview

8
8
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Rating

SUICIDE SILENCE
‘Remember…You Must Die’-LP
(Century Media)
8/10


Avevamo lasciato i Suicide Silence con un disco decisamente convincente (‘Become The Hunter’) pubblicato giusto qualche giorno prima dell’inizio di una pandemia che ne avrebbe bloccato inevitabilmente la promozione, castrando completamente la possibilità di presentarlo dal vivo se non con una indovinata e inedita serie di concerti online (con tanto di merch dedicato e sessione q&a post live). Tornando al presente, la band californiana riprende a piene mani le sonorità del precedente disco, accentuandone se possibile l’aspetto più spietato e prettamente deathcore, allontanando definitivamente le sbandate di un disco poco a fuoco (ma con alcuni spunti interessanti e coraggiosi) come ‘You Can’t Stop Me’. Eddie Hermida si conferma come l’unico sostituto possibile per il compianto Mitch Lucker e, a conti fatti, risulta perfettamente funzionale al sound di una band che non si fa pregare nel lanciarsi in breakdown monumentali così come in sfuriate al limite del blackcore (vedi ‘Full Void’). L’incedere dei Suicide Silence è sfibrante, per nulla incline alla melodia, e davvero convincente in mazzate come ‘God Be Damned’ o nella più cadenzata ma dannatamente efficace (e spietata) ‘Alter Of Self’ (dal testo tutt’altro che banale). Se i Lorna Shore hanno alzato l’asticella della contaminazione deathcore con le sonorità black con il clamoroso ‘Pain Remains’ (tra l’altro sempre in casa Century Media), i Suicide Silence tengono botta con un disco che suona teso e violento, sparato in faccia dal primo all’ultimo minuto, e poco incline ai compromessi. Per assurdo sembra che i Suicide Silence abbiamo scritto un disco più per loro stessi che per i propri fans, arrivando paradossalmente a dare in pasto ai propri ascoltatori di lunga data proprio quello che volevano ascoltare. In una sorta di win-win situacion non possiamo che salutare con favore il ritorno dei californiani.
(Davide Perletti)

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