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Salad Days Magazine | November 22, 2024

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MELVINS ‘FIVE LEGGED DOG’

MELVINS ‘FIVE LEGGED DOG’
Salad Days

Review Overview

8.5
8.5
8.5

Rating

MELVINS
‘Five Legged Dog’-LP
8.5/10


Buzz Osborne: “Un disco acustico sembra uno scherzo e due sono abbastanza normali, ma farne quattro?!? È come andare in guerra contro un esercito di gorilla sotto l’LSD”. Ahahahahaha. Sembra uno scherzo ma, trattandosi dei Melvins, è pura, semplice folle, imprevedibile, impossibile, solo a pensarci, verità! Quattro dischi acustici racchiusi sotto il titolo di ‘Five Legged Dog’ che contengono ben 36 brani! Una catastrofica scaletta che ha lo start nel lontano 1979, anno di nascita di questa sorta di mostro musicale, e che dopo 40 anni continua a stupire e confondere, e in modo sempre imprevedibile si materializza in una concezione empia di punk/hardcore e heavy metal magistrale, unica e indefinibile. Primo stacco. I Melvins sono una band che ha smembrato il proprio sound, riducendolo in poltiglia per poi vomitarlo come meglio loro hanno pensato di usarlo, in ogni caso rendendolo commestibile e soprattutto saporito. Detto ciò, la rilettura di brani in versione “acustica” (che secondo Glover rappresentano una retrospettiva di carriera per i Melvins), in questo quadruplo disco è molto soggettiva, bisogna sempre capire bene cosa significhi e cosa intendano loro per acustico, in quanto queste canzoni variano da interpretazioni pesanti, talora brutali, a interpretazioni lamentose e molte volte primitive; gli strumenti si trasformano in arnesi a percussione turbolenti che galoppano a più non posso (la chitarra di Buzz), Glover invece ha usato per tutto l’intero album al posto delle tradizionali bacchette della batteria, dei pennelli!!!, mentre McDonald, con le sue linee di basso uniche e precise, contribuisce all’atmosfera inquietante dell’album. Secondo stacco. I Melvins sanno creare in modo in/volontario un teatro dell’assurdo che rappresentano nelle loro copertine e qui, probabilmente si crea un collegamento temporale con l’immenso album ‘Houdini’, la cui iconica cover dell’album, curiosamente, raffigura un bastardo a due teste, senza dubbio la stessa cagna rabbiosa che anni dopo ha generato questo omonimo cane a cinque zampe! E poi le covertracks che si intrufolano in questo mastodontico lavoro: ‘Sway’ degli Stones e ‘Charlie’ dei Redd Kross (Steven McDonald è/stato membro dei R.K.), poi una riverenziale ‘Halo Of Flies’ di Alice Cooper, mentre ‘Eye Flies’ dei nostri si trasforma nel finale in ‘Woman’ dei Free, rocambolesca anche la misconosciuta ‘Everybody’s Talkin’ di Fred Neil (che vede al basso Jeff Pinkus) che magicamente ci trasporta in un viaggio nel tempo e, in modo del tutto incredulo, sembra ascoltare i Melvins ambentati negli anni’50. Terzo stacco. Un’altra dichiarazione del sig. Osborne: “Tutto questo è fottutamente grande! Sapevamo che dovevamo fare qualcosa di enorme per dimostrare che non stavamo cazzeggiando”. Ahahahahah.
(Giuseppe Picciotto)

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PHOTO CREDIT: Bob Hannam

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